Futbolstrojka – Mario Alessandro Curletto e Romano Lupi
Il calcio sovietico negli anni della perestrojka
Stadi fantastici, un’organizzazione perfetta e la nazionale di casa in grande spolvero: questi sono solo alcuni degli spunti che hanno caratterizzato la gestione della più grande competizione calcistica del 2018, i Mondiali di Russia. Eppure non più tardi di 30 anni fa il paese di Putin viveva una situazione molto particolare legata al calcio, segnata da un grande dilemma: aprirsi al mondo del business calcistico “alla europea” oppure continuare nel solco del tradizionalismo e della programmazione sovietica? La perestrojka calcistica che avviene in Russia sul finire degli anni ‘80 ha legami diretti e ben saldi con i mutamenti politici, sociali ed economici dell’enorme paese (e di tutti le nazioni che ne fanno parte).
Agli ordini del colonnello.
Se infatti i cambiamenti che interessano l’URSS da un punto di vista politico hanno come protagonista incontrastato il Segretario del Partito Comunista Michail Gorbaciov (in carica dal 1985 al 1991), l’uomo che rivoluzionò sul campo il calcio sovietico fu senz’ombra di dubbio Valeriy Lobanovsky. Il calcio totale del Colonnello portò l’URSS a battagliare ed a contendersi lo scettro di miglior nazione calcistica contro avversari con maggior tradizione e ben più blasonati (Olanda e Germania su tutte). La cura Lobanovsky portò ottimi risultati sia a livello di club (con le affermazioni in ambito internazionale della Dinamo Kiev da lui guidata contemporaneamente alla Nazionale), sia a livello di nazionale (l’URSS ammirata ai Mondiali messicani del 1986 e soprattutto agli Europei tedeschi del 1988 fu da molti critici indicata come la miglior nazionale di quel periodo). Il dogma dell’allenatore era ben chiaro: ogni giocatore doveva essere in grado di fare qualunque cosa (gli attaccanti potevano fare i terzini e viceversa).
Ma se apparentemente la disciplina voluta dal Colonnello sembrava oscurare il talento a discapito del gruppo, gli anni ’80 e l’inizio degli anni ‘90 furono ricchi di grandi campioni sovietici: Dasaev, Belanov e Blochin sono solo tre tra i più noti giocatori che si affermarono a livello internazionale come stelle di prima grandezza. Sia Belanov che Blochin vinsero il pallone d’oro rispettivamente nel 1986 e nel 1975.
La modernizzazione del calcio russo.
Parallelamente alla crescita del calcio sovietico, il libro indaga il tentativo di modernizzazione dell’apparato sportivo russo: i trasferimenti dei calciatori, la gestione economico-finanziaria delle società ed il tentativo di affrancamento delle squadre dalla mano lunga del Cremlino sono il risvolto della medaglia dei risultati sportivi. Un club forte al comando (la Dinamo Kiev, che “fornisce” alla Nazionale 9/11 della squadra titolare) e la voglia dei calciatori di potersi confrontare tutto l’anno con il grande calcio (stimoli ed anche stipendi maggiori) contro l’urgenza della federazione sovietica di poter controllare e monitorare quotidianamente i propri atleti da un punto di vista delle prestazioni ed economico (gli stipendi dei calciatori sono elargiti dallo Stato). Il trasferimento di Zavarov alla Juventus segnerà il punto di partenza (e forse di rottura) del meccanismo di controllo adottato fino ad allora e per certi versi intaccherà la macchina perfetta costruita negli anni da Lobanovsky. Non più tardi di 3 anni dopo, nel 1991, la nazionale dell’URSS subì la spallata definitiva a livello politico ed il sogno della squadra programmata alla perfezione svanì definitivamente.
Perché leggere Futbolstrojka:
perché è ricco di storie affascinanti e strane che per essere colte vanno viste all’interno del “sistema” sovietico e poi perché la figura del colonnello Lobanovsky è a dir poco romanzesca.
Titolo: Futbolstrojka. Il calcio sovietico negli anni della Perestrojka
Autore: Mario Alessandro Curletto e Romano Lupi
Editore: fila 37
Anno: 2015
Pagine: 150