Atene, 25 maggio 1983, Amburgo-Juventus 1-0. L’inizio della maledizione bianconera

Ogni maledizione ha una sua origine. Il 25 maggio 1983 è la data in cui iniziò quella della Juventus, la squadra dominatrice in Italia per eccellenza ma perdente in Europa per antonomasia. Quello fu il giorno di AmburgobatteJuventusunoazero. Così, tutto d’un fiato, perché dirlo lentamente sarebbe come infilare il dito nella piaga delle sette finali continentali perse su nove giocate. Lì dove il ricordo sfugge e la memoria rifugge, però, la letteratura viene in soccorso: Gli undici giorni del Trap, di Enzo D’Orsi, è il libro che racconta l’avvicinamento a quella partita. Un’autopsia dei pensieri di Giovanni Trapattoni, che l’autore del romanzo (e giornalista) fa parlare in prima persona.

Nella testa del Trap.

L’idea è affascinante: raccontare l’avvicinamento alla tragica (sportivamente parlando) finale di Atene ’83 attraverso i dubbi del tecnico di quella Juventus, da tutti ritenuta la più forte squadra su piazza. Quella dei sei campioni del mondo in carica più Boniek e Platini. Centotrenta pagina (contando anche l’appendice finale rappresentata da un’intervista di D’Orsi a Marco Tardelli) che paiono quasi una seduta psicanalitica, un’indagine umana prima che sportiva alla ricerca dei perché di una finale che la Juventus giocò male e perse contro una squadra più debole. Scontato forse dirlo, ma Gli undici giorni del Trap è un viaggio che parte da «Io sono l’allenatore della Juventus. L’invidiato allenatore della Juventus» e arriva a «La più brutta notte della mia vita». Un incipit e un epitaffio. Un inizio e una fine perfetti.

Tra realtà e finzione.

Di mezzo, però, c’è tanto altro. C’è un interessante lavoro narrativo che unisce esperienza, fantasia e storia. L’esperienza di D’Orsi maturata in anni e anni passati a seguire da giornalista la Juventus, e quindi la sua capacità di ricostruire dinamiche e dubbi del Trap poco noti o addirittura sconosciuti; la fantasia necessaria a trasformare quel che si sa in quel che potrebbe esser stato, ovvero parole e pensieri del tecnico della Vecchia Signora; la storia, ovvero lo sfondo, fatto di personaggi, luoghi (Boniperti, Romolo Bizzotto, Villar Perosa) e partite, di risultati e dati di fatto.

Immedesimarsi nel Trap, lo sconfitto.

L’appassionato non può sfuggire al seducente fascino dell’opportunità di vestire i panni del Trap. Cosa avremmo fatto noi al posto suo? Avremmo avuto il coraggio (che a lui mancò) di tenere in panchina Pablito Rossi e di schierare Marocchino per tentare di coprire maggiormente gli esterni, lì dove poi, effettivamente, i tedeschi ferirono a morte la Vecchia Signora? Come avremmo reagito all’imbarazzante sconfitta in amichevole contro il Vicenza arrivata pochi giorni prima della finalissima? Saremmo stati in grado di gestire meglio quella pressione («Devo vincere la Coppa dei Campioni. Devo vincere, me lo ricordano tutti») che invece schiacciò il Trap? L’attrazione narrativa verso lo sconfitto, del resto, non è cosa nuova: oltre a offrire una poetica più “umana” e meno idealizzata, offre anche al lettore l’opportunità di sostituirsi al protagonista immaginando un finale diverso.

Bello, però…

Nella prefazione, Roberto Beccantini paragona Gli undici giorni del Trap a Il maledetto United, capolavoro della letteratura sportiva in cui l’autore David Peace faceva raccontare in prima persona a mister Brian Clough i quarantaquattro giorni da incubo sulla panchina del Leeds. Il fil rouge c’è ed è evidente, così come è altrettanto evidente che paragonare le due opere è un po’ un esercizio di stile. Il libro di D’Orsi è eccessivamente analitico nella forma; la scelta del monologo e la chiusura totale ai dialoghi crea qualche intoppo alla fluidità della narrazione. Ma questi elementi ben si combinano ai tumulti interiori del Trap. Come una giacca che vista sul manichino non compreremmo mai ma che, una volta indossata, pare fatta apposta per noi.

Perché leggere Gli undici giorni del Trap di Enzo D’Orsi:

perché nella sconfitta si nasconde un’epica che ogni vittoria nasconde.


Titolo: Gli undici giorni del Trap
Autore: Enzo D’Orsi
Editore: Edizioni InContropiede
Anno: 2018
Pagine: 132


Per leggere la recensione di Non era champagne. La Juve di Maifredi, Montezemolo e Baggio di Enzo D’Orsi, clicca qui.


Per leggere la recensione di Michel et Zibi di Enzo D’Orsi, clicca qui.

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