La prima stagione di Pep Guardiola al Bayern Monaco vissuta dall’interno

RECENSIONE DI GIANLUCA CARINI


«Definire Pep – ecco una sfida veramente difficile. Non c’è un singolo aggettivo che possa riassumere completamente la complessità di una personalità come la sua. […] A ogni modo la tentazione di trovare una parola definitiva è irresistibile: quella che più si avvicina, probabilmente, è “ossessivo”». Martì Perarnau, giornalista e scrittore spagnolo, ha seguito – dall’interno – la prima stagione di Pep Guardiola al Bayern Monaco (2013-2014). Ne ha tratto un resoconto efficace e interessante che aiuta a tratteggiare un ritratto dell’allenatore catalano sotto molteplici aspetti.

I lettori avranno modo di immergersi nel lavoro quotidiano di Guardiola, vedendo come prepara e gestisce le partite, come si rapporta a ogni singolo giocatore in modo diverso e come interagisce costantemente con il suo fidato staff.

I tattici scopriranno l’origine del falso nueve, dei falsi terzini, dello spostamento di Philippe Lahm da terzino a regista e, più in generale, molti particolari sul gioco di posizione, di cui questo testo costituisce un proficuo approfondimento.

Gli amanti dei “dietro le quinte” noteranno i riferimenti ai contrasti con la presidenza del Barcellona (in particolare con l’allora presidente Sandro Rosell), agli screzi con Josè Mourinho, al rapporto privilegiato con alcuni calciatori (su tutti, Lahm).

Il genio e l’umanità di Guardiola.

L’allenatore catalano incarna assai bene l’ideale del genio non astratto ma ordinato, che cura con attenzione maniacale i dettagli senza mai perdere di vista il disegno generale. Ne emerge il ritratto di un uomo oltremodo appassionato – fino all’ossessione – dal suo lavoro, attento a ogni particolare (ad esempio, l’orario di cena dei suoi calciatori dopo le partite); un allenatore alla costante ricerca della perfezione nel gioco della sua squadra, pur nella coscienza che essa costituisce un miraggio irraggiungibile, se non a tratti.

Più di tutto, però, è possibile cogliere il lato meno conosciuto dell’icona del gioco di posizione: Perarnau ci svela come questa dedizione costituisca la risposta di Guardiola a un perenne senso di inadeguatezza rispetto al proprio ruolo. Un Pep dal volto umano, si potrebbe dire.

L’attualità di Herr Pep.

Il libro acquista una certa attualità alla luce della mai sopita polemica (forse più ideologica che reale) presente in Italia tra pragmatici sostenitori del risultato a tutti i costi e teorici del bel gioco. L’“idealista” Guardiola, infatti, non si fa problemi ad accantonare i propri principi per battere lo Stoccarda durante un turno di Bundesliga, schierando due centravanti e inondando l’area avversaria di cross. Di contro però, la sconfitta con il Real Madrid (che costa l’eliminazione del Bayern dalla UEFA Champions League) avviene quando Pep abbandona le proprie convinzioni.

In fondo, a certi livelli il bel gioco non può prescindere da una valutazione in termini di efficienza. Il valore dell’allenatore sta quindi anche nel capire quando perseguire il proprio “credo” calcistico e quando invece scegliere soluzioni diverse.

In conclusione.

Il libro è scorrevole e ben scritto, risultando di agevole lettura nonostante non sia di certo corto (430 pagine). L’autore alterna brevi battute dei protagonisti con il resoconto cronologico degli eventi che si susseguono nel corso della stagione. Sono raccontati poi molti retroscena della carriera di Pep, sempre con eleganza e senza scivolare nel mero gossip. A voler trovare un difetto, emerge fin troppo chiaramente la stima di Perarnau verso il tecnico catalano. Ma, forse, sarebbe impossibile raccontare altrimenti un anno trascorso con Pep.

Perché leggere Herr Pep di Martì Perarnau:

perché si tratta di un’occasione unica per immergersi nell’universo di Guardiola, alla scoperta del suo gioco di posizione e del suo lato umano.



Titolo:
Herr Pep. La prima stagione di Pep Guardiola al Bayern Monaco vissuta dall’interno
Autore: Martì Perarnau
Editore: Libreria dello Sport
Anno: 2015
Pagine: 430

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