Intervista ad Alberto Emmolo
Chiacchierata con l’autore di Hat-Trick. I grandi attaccanti della Premier League
Hat-trick, i grandi attaccanti della Premier League è la prima pubblicazione di Alberto Emmolo, legale cuneese classe ’84.
Come mai un libro del genere sui bomber del calcio inglese?
«È stata una scelta in cui hanno prevalso le emozioni. Ho riflettuto a lungo sulla proposta di Gianluca Iuorio, ovvero scrivere un libro sul football per la sua casa editrice Urbone Publishing. Sui vari argomenti papabili ho riflettuto, la scelta potenzialmente era infinita, poi mi sono domandato perchè il calcio appassiona così tante persone e sono giunto alla conclusione che la componente emotiva è uno dei motivi principali. Da qui il collegamento al momento clou di ogni partita, il gol, di conseguenza la scelta di raccontare dei grandi attaccanti che hanno fatto innamorare, esaltare, disperare, dannare milioni di persone con le loro prodezze. Incredibile ma vero, in Italia nessuno aveva scritto approfonditamente di giocatori del calibro di Shearer, giusto per fare un esempio e, da lì, è iniziato il lungo lavoro di selezione e ricerca».
Qual è il filo conduttore che lega gli 8 protagonisti del tuo libro?
«Tecnicamente parlando è la tripletta, da qui il titolo Hat-trick, perchè tutti i protagonisti del libro ne hanno segnata almeno una in Premier League, a partire dall’icona Alan Shearer che detiene il record di 11. Emotivamente, invece, il fil rouge che lega i protagonisti è quello del lato umano: ho compiuto approfondite ricerche per ognuno, trovando aneddoti, curiosità ed episodi, anche negativi, che mi hanno permesso di disegnare anche un profilo umano di ciascuna persona. Il mio vizio di conservare giornali, articoli, almanacchi ed appuntarmi varie curiosità mi ha aiutato parecchio nell’arricchire il racconto».
A quale di questi sei più affezionato e perché?
«Ho sempre avuto un debole per gli attaccanti olandesi e Jimmy-Floyd Hasselbaink e Ruud van Nistelrooy sono fra i miei giocatori preferiti di sempre. Due storie di vita diametralmente opposte ma, entrambi, vengono ricordati sempre con grande calore dai loro tifosi. Hasselbaink, come ammise anni fa, avrebbe avuto una vita difficile se non avesse sfondato nel calcio, eppure la sua grinta gli ha permesso di diventare il primo giocatore della storia a vincere la classifica marcatori in Premier League (Leeds United 1998/99) e Liga (Atletico Madrid 1999/2000), oltre che essere una leggenda per il Chelsea, club che ha sempre avuto grandi centravanti. Van Nistelrooy, pur non essendo io un tifoso del Manchester United, è stato un vero esempio di determinazione. L’infortunio poco prima di Euro2000 poteva costargli la carriera, invece da quel legamento crociato rotto durante una seduta di allenamento con l’Olanda, ritornò in campo dopo quasi un anno determinato come non mai: non a caso segnò 95 gol in 150 partite di Premier con i Red Devils, di cui una sola rete fuori dall’area di rigore. Se un pallone era nei sedici metri finali, lui capitalizzava: semplicemente impressionante. Certi risultati non si ottengono per caso».
Se dovessi sceglierne un altro oltre agli 8 raccontati chi sceglieresti e perché?
«Per motivi editoriali mi sono fermato ad otto capitoli ed il primo a non essere stato pubblicato…sarebbe stato il più anomalo, perchè lo avrei dedicato all’indimenticabile e formidabile coppia-gol Dwight Yorke ed Andy Cole. I “Calipso boys” saranno ricordati per sempre come una sola cosa; le loro reti (141 solo in campionato) hanno marchiato indelebilmente l’epoca d’oro, forse irripetibile, del Manchester United di Sir Alex Ferguson. Senza la loro straordinaria intesa in campo, a Old Trafford non avrebbero vissuto alcune stagioni epiche, tra cui quella del treble 1998/99. Quel Man U era molto forte, viene ricordato ad oggi come una delle migliori squadre di sempre, Yorke e Cole erano una certezza là davanti. Ad essere onesto sarebbero tanti gli attaccanti che, per motivi statistici ed umani, meriterebbero un altro libro e chissà che questo non arrivi…».
Molto spesso si sente dire che i bomber europei in Italia farebbero fatica per la modalità di difendere completamente diversa. Quale di questi sarebbe stato più adatto al calcio italiano e perché?
«Domanda molto insidiosa visto che ognuno di noi ha una propria visione del calcio. Degli otto di cui ho narrato mi sento di dire che Wayne Rooney avrebbe potuto certamente dire la sua ad alti livelli in Serie A. Rooney nel corso della sua splendida carriera, ha saputo adattarsi a tante e diverse situazioni tattiche, accontentando allenatori esigenti sia nel club che con l’Inghiterra, da Ferguson a Capello, da Van Gaal a Mourinho: ha giocato punta, seconda punta, trequartista, ala, mezz’ala, sacrificandosi sempre di più con il passare degli anni ma senza mai perdere la sua vena realizzativa. Ha dimostrato di essere un campione vero e, ad oggi, la rovesciata contro il Manchester City nel derby del febbraio 2011 è uno dei gol più belli mai visti nella storia del calcio».
Tra gli attaccanti che giocano oggi in Italia chi ritieni più adatto a diventare un bomber in terra d’Albione? Perché?
«Escludo dalla risposta Cristiano Ronaldo, Dzeko, Lukaku e Sanchez che hanno già giocato in Inghilterra. Per la fisicità ed il colpo di testa implacabile dico Pavoletti, che rappresenta la punta “all’inglese” fisicata e potente nel gioco aereo: sarebbe un 9 ideale per una squadra da classico 4-4-2 ed impegnata nella lotta salvezza. Per i miglioramenti notevoli che sta dimostrando dico Duvan Zapata che dall’esperienza alla Sampdoria in poi, ha abbinato al fisico anche una tecnica importante, vedi la bellissima rete segnata nelle prime giornate contro il Torino. Sarei curioso di vedere in Premier un giocatore rapido, imprevedibile e con un grande senso del gol come Mertens, a tratti incontenibile».
Cosa pensi della letteratura sportiva dei giorni nostri?
«Ho sempre letto tanto fin da bambino, ed impazzivo quando trovavo (o mi portavano dal Regno Unito) la stampa estera. In questa fase storica è calata la qualità del giornalismo, in Italia e non solo. Purtroppo l’editoria in crisi ha fatto cessare diverse pubblicazioni che reputavo interessanti, anche in ambito calcistico. Di fatto solo il Guerin Sportivo rimane il vero mensile calcistico italiano, all’estero ce ne sono diversi, in Inghilterra alcune pubblicazioni di qualità come World Soccer e Four Four Two sono la norma, beati loro. Sto notando con piacere che in Italia la letteratura sportiva è cresciuta negli ultimi anni, sono tante le pubblicazioni interessanti che ho avuto il piacere di leggere. Così come sono numerose, anche, le presentazioni di libri sportivi a cui ho avuto il piacere di partecipare, ed in cui si è discusso con grande passione e senza i protagonismi e le esagerazioni che caratterizzano tanti programmi televisivi. Molti autori sono persone che fanno altro di lavoro, eppure alcuni libri sono di alto livello: spero che le case editrici proseguano su questa via, scrivere è passione, leggere è cultura e divertimento ma, soprattutto, cultura. Siamo un Paese che, specialmente adesso che gli esempi dall’alto sono negativi, ha tanto bisogno che la fiamma della cultura non venga mai spenta».
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Titolo: Hat-Trick. I grandi attaccanti della Premier League
Autore: Alberto Emmolo
Editore: Urbone Publishing
Anno: 2019
Pagine: 206