L’epopea di una provinciale alla conquista della coppa più antica del mondo


Il lettore sa fin dall’inizio come andrà a finire, l’esito è dichiarato già nel titolo. Quello che il lettore non sa è il come. Come riuscirono i Wanderers a vincere la Coppa d’Inghilterra? Specifichiamo subito: qui non si parla dei celebri Wolverhampton Wanderers e neppure di quei Wanderers di Londra che nell’Ottocento conquistarono cinque delle prime sette edizioni del trofeo calcistico più antico del mondo. No, qui i protagonisti sono i Wanderers di Steeple Sinderby, un villaggio della provincia inglese che conta 547 abitanti. Una squadra e un villaggio che non esistono nella realtà, ma che James Lloyd Carr fa vivere nel suo romanzo pubblicato nell’ormai lontano 1975 e riedito da Fazi Editore nel 2019.

La provincia inglese.

La trama è di quelle semplici: la squadretta di un minuscolo paese riesce nell’incredibile impresa di conquistare la FA Cup, quel trofeo quasi leggendario nel quale è data la teorica possibilità a tutti, dilettanti compresi, di arrivare fino in fondo e salire sul tetto calcistico d’Inghilterra. Una trama che rischierebbe pure di essere un po’ banale, seguendo il classico schema di Davide che la spunta contro i vari Golia che si presentano sulla sua strada, ma James Lloyd Carr è abilissimo nel tenere incollato alle pagine il lettore nonostante si conosca già il finale. Innanzitutto questo avviene perché ci sono dei personaggi caratterizzati con gran maestria che in poche battute diventano cari a chi legge: da Alex Slingsby, capitano della squadra con un passato tra i professionisti, a Mr Gidner, il segretario del gruppo che fa da voce narrante. C’è l’affascinante e finanche misteriosa figura di Mr Fangfoss, il presidente nonché boss del villaggio, che vive con due mogli; c’è Sid “la meteora”, bomber con un passato glorioso quanto fugace nel calcio che conta; e ci sono la giornalista Ginchy Trigger, il portiere “Monkey” Tonks e il reverendo nonché funambolica ala Giles Montagu.

I personaggi, ai quali ci si affeziona, e l’ambientazione: sono i due punti forti di un romanzo godibile sotto tutti gli aspetti (non ultimo l’umorismo dell’autore). Detto dei primi, per quanto riguarda l’ambientazione basti sapere che ci si troverà proiettati nell’Inghilterra rurale, in un contesto dove la locale squadra di calcio smuove tutto il paese e dove la cavalcata verso la finalissima di Wembley sconvolge la quotidianità.

Il calcio per raccontare la vita.

Ovviamente, poi, c’è il calcio. Indimenticabili sono i “Sette postulati del Dottor Kossuth”, ovvero sette principi, enunciati dal Signor Kossuth, dottore in filosofia di Steeple Sinderby, sui quali si basa la visione calcistica della squadra. Un esempio? «L’unico vantaggio della squadra di casa è quello di sentirsi a casa. Perciò le squadre in trasferta dovrebbero a loro volta fare in modo di sentirsi a casa», enuncia il postulato numero 6. Detto, fatto: ai Wanderers basterà creare condizioni poco accoglienti quando il Manchester United sarà ospite e contemporaneamente riprodurre situazioni dal sapore casalingo quando ci si troverà in trasferta sul campo dell’Aston Villa.

Nella penna di Carr c’è tutto il calcio: quello teorico dei postulati e quello imprevedibile del campo, ma pure il calcio che smuove i sentimenti e diventa riscatto personale e sociale. C’è il calcio, e c’è la vita, tutta, nelle 192 pagine dell’opera, perché James Lloyd Carr negli anni Settanta aveva già capito che per raccontare la vita, il calcio è uno strumento senza eguali.

Perché leggere Come i Wanderers vinsero la Coppa d’Inghilterra di James Lloyd Carr:

perché nella storia dei Wanderers val la pena crederci. E come spiega l’autore nella prefazione, che sia credibile «dipende da voi, se volete crederci o no».


Titolo: Come i Wanderers vinsero la Coppa d’Inghilterra
Autore: James Lloyd Carr
Editore: Fazi Editore
Anno: 2019
Pagine: 182

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