Esercizi di stile e lezioni calviniane intorno al fuoriclasse argentino


Un libro su Messi. Ci vuol coraggio a cimentarsi in una simile impresa. Il rischio di banalità e di ripetizioni è dietro l’angolo. E vien da dire che ci vuole anche un valido motivo per mettersi a scrivere di un personaggio sul quale è già stato detto tantissimo. Il motivo che ha spinto lo scrittore e giornalista catalano Jordi Puntí a dare alla luce Essere Leo Messi (Baldini+Castoldi 2020), è – per sua stessa spiegazione – il tentativo di prolungare la felicità che l’argentino gli ha regalato in questi anni. Così, prendendo a modello Raymond Queneau e il celebre libro dove l’autore francese racconta 99 volte la stessa storia con stili differenti, Puntí ha voluto riscrivere Messi. «Il mio esercizio», spiega, «consisterà nel catturare in queste pagine la bellezza, la voracità, il genio, la modernità, l’ossessione, l’istinto e tante altre caratteristiche di un calciatore che è il migliore della storia». E già qui, l’autore svela la sua vera identità di innamorato pazzo. Sì, Puntí ama follemente Messi, e l’intera opera altro non è che una biografia della Pulce scritta con gli occhi di un innamorato.

Amore.

Puntí ha quel difetto che hanno tutti gli innamorati: alla lunga stufano un po’, perché altro non sanno fare se non ripetere in continuazione quanto sia grande l’oggetto del loro amore. E così il lettore troverà scritto più e più volte che Messi è il miglior calciatore della storia. Che sarebbe anche un parere legittimo, contestabile ma legittimo, senonché l’autore lo propone come verità assoluta più che come punto di vista. Alla lunga la partigianeria, che emerge prepotentemente anche quando si parla di alcuni grandi avversari dell’argentino come Cristiano Ronaldo e Mourinho, risulta un po’ stucchevole. In alcuni passaggi addirittura si sfiora il ridicolo, come quando vien spiegato che «Messi sbaglia i rigori perché segnarli è troppo facile». Ironia? L’autore parrebbe crederci davvero. Ridicolaggine inconsapevole tipica degli innamorati.

Ispirazione.

L’amore però sa anche essere musa ispiratrice, e allora ecco che Puntí ha delle intuizioni notevoli, in particolare quando dimostra come Messi possegga tutte le qualità che secondo l’Italo Calvino delle Lezioni americane avrebbero definito l’arte e la letteratura del XXI secolo. Leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità e molteplicità sono caratteristiche proprie del numero dieci blaugrana, a dimostrazione di come Messi sia arte fatta carne. Ma sono diverse le osservazioni acute e al contempo godibili di Puntí, che ad esempio nota come Messi crei linguaggio stimolando il senso della lingua in coloro che devono scrivere di lui. Momenti di intuizione filosofico-letteraria che illuminano pagine a tratti banali, con le sembianze di una biografia poco approfondita. D’altra parte è lo stesso autore a definire la propria opera «un libro destinato all’oblio», e vi sarebbe da capire se è detto con seria consapevolezza o con l’ironia manzoniana dei «venticinque lettori».

Essere Leo Messi è un libro che si può anche non leggere, ma se la scrittura è innanzitutto risposta a un’esigenza interiore, non si può biasimare Jordi Puntí: aveva bisogno di esprimere il suo amore per Messi, possiamo forse rimproverarlo per averlo fatto?

Perché leggere Essere Leo Messi:

per scoprire come Italo Calvino avesse annunciato l’arrivo di Messi con vent’anni d’anticipo.



Titolo:
Essere Leo Messi. Esercizi di stile e lezioni calviniane.
Autore: Jordi Puntí
Editore: Baldini+Castoldi
Anno: 2020
Pagine: 249

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