Un padre e un figlio tra ciclismo e boxe

I Gordini. Una fameja ad fenomen è un libro “doppio” scritto a quattro mani. Contiene le biografie di Michele Gordini (1896-1970), ciclista negli anni Venti del secolo scorso, e di suo figlio Bartolomeo (classe 1947) che invece ha dedicato la sua vita alla boxe. I due testi sono distinti: il primo, che riguarda Bartolomeo, è più corposo (occupa 180 pagine su 250) e curato da Dario Torromeo, firma storica del Corriere dello Sport. “Meo” Gordini è un maestro di sport ma anche educatore, consigliere, amico (nonché, a tempo perso, marito e padre). Il suo ufficio è una palestra di Ravenna, chiamata “la casa di carta” per via dei tantissimi fogli che ne ingorgano le pareti (l’omonima serie tv non c’entra niente). Fogli che contengono citazioni, pensieri, speranze, paure: fra quelle mura non si butta via niente. Ed anzi, si cerca di raccogliere ciò che è caduto: decine di ragazzi “a rischio” hanno trovato lì dentro un motivo per andare avanti e una direzione da seguire.

Presente e passato.

Il libro è cosparso delle loro testimonianze: tante voci, più o meno giovani, raccontano quanto quel luogo sia stato importante per loro. Perché Meo accoglie (gratuitamente), comunica, ascolta, chiede, capisce. E prima di tutto, allena. Se siete amanti del pugilato, date una chance a questo libro: potrete rintracciarci dei significati profondi. Ma crediamo che la lettura, per quanto un po’ ripetitiva a livello strutturale, possa quantomeno incuriosire anche i non interessati. Meo Gordini è una figura da scoprire: non compare su Wikipedia ma il suo contributo quotidiano, allo sport e alle vite di tante persone, merita di essere conosciuto. Così come il suo passato, già riempito dalla boxe ma anche da un’esperienza molto dolorosa, che lo ha costretto su un letto d’ospedale per quasi due anni: «Mi dicevo: se dovessi farcela a uscire da qui, qualsiasi cosa mi accadrà, per quanto brutta possa essere, non potrà che farmi ridere». Forse è per questo che Meo ha saputo ripartire con così tanta grinta e dedizione verso la causa altrui.

Sport e sacrificio.

Del resto buon sangue non mente, se pensiamo che suo padre era stato a sua volta un uomo votato alla fatica e all’offerta di sé. Sia come coniuge, impegnato in due matrimoni e con diciassette figli in totale, che in sella a una bicicletta. Michele Gordini è stato un protagonista del ciclismo italiano, scoperto quasi per caso nella provincia ravennate e poi capace di farsi onore anche ai Grandi Giri. Le pagine che lo riguardano sono opera di Flavio Dell’Amore, pure lui giornalista con lunga esperienza alle spalle. Questo secondo libro è necessariamente più “freddo”, perché di Gordini Senior si hanno meno ricordi diretti, ma forse più denso da un punto di vista strettamente sportivo. Di papà Michele sono riassunte le gesta agonistiche anno per anno, più le vicissitudini che lo hanno portato a superare, assieme alla numerosa famiglia, gli anni del secondo conflitto mondiale. Sempre all’insegna di sport e sacrificio, esattamente come suo figlio dopo di lui. Una doppia generazione ad fenomen, una doppia storia da ricordare.

Perché leggere I Gordini. Una fameja ad fenomen di Flavio Dell’Amore e Dario Torromeo:

perché quella dei Gordini è una storia da scoprire; perché illustra come lo sport possa aiutare le persone nella quotidianità.


Titolo: I Gordini. Una fameja ad fenomen
Autore: Flavio Dell’Amore, Dario Torromeo
Editore: Edizioni Slam
Anno: 2020
Pagine: 247

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