Innovazioni e rivoluzioni dell’allenatore brasiliano

Alfonso Esposito, campano, ama Napoli e forse ancor di più il Napoli. Apprezza e difende la “napoletanità” anche nei momenti difficili e di scarso fulgore. È quindi ovvio che si accenda di entusiasmo quando città e squadra riprendono energia, compiono magie, cullano sogni. Senza, beninteso, alludere all’epopea di Diego Armando Maradona, il genio e il trascinatore che sappiamo. Nel libro Il mito che insegna: il Napoli di Vinicio, Esposito si concentra invece sul biennio ’73-’75, quello in cui ha preso forma il gruppo allenato dal mister brasiliano. Privo di astri di prima grandezza, ma capace di tracciare un solco innovativo nel calcio, ottenere risultati importanti e mettere le basi di una mentalità duratura. Voglia di riscatto, dedizione seria, coraggio di imporsi sono le motivazioni di una società che ha sempre creduto nelle teorie del proprio tecnico. A quei tempi ritenute stravaganti e inapplicabili. Il libro presenta ogni singolo passo del progetto che ha visto il Napoli protagonista e vincente: la gestazione (il campionato ’73-’74), la maturazione, l’esplosione e il conseguimento di affermazioni clamorose. Fino alla quasi conquista del campionato, mancata per un soffio nel 1975. Impalcatura solida, automatismi perfetti, gioco brillante tra il visibilio generale. La città, letteralmente incendiata da tanta euforia, viveva sulle ali di questa avventura. I tifosi seguivano la squadra in ogni dove rapiti dalla favola. Lo strapotere del Nord, dei suoi ricchi club super organizzati e sempre favoriti, sembrava finalmente essere messo in discussione.  

’O Lione ‘e Napule.

Il segreto di tutto ciò? L’autore non ha dubbi: Luis Vinicius Menez da Belo Horizonte, soprannominato “O Lione”. «Non solo ex calciatore partenopeo, ma anche un tecnico, un motivatore, uno stratega, un rivoluzionario». L’autore ne tesse gli elogi e ne mette in risalto convinzioni e tecniche di gioco. Basate sull’attuazione del “calcio totale”, allora applicato solo in Olanda e molto contrastato dagli addetti ai lavori di casa nostra, sempre propensi al catenaccio e sostenitori delle difese granitiche. Il lettore troverà, in quest’opera ben scritta, l’alchimia che ha prodotto in quegli anni il bel gioco della squadra azzurra. Alfonso Esposito, da autentico appassionato e da competente cultore di sport – giornalista e scrittore sportivo – disegna i tatticismi vincenti di Vinicio. Il quale non si limitò a fare a meno del libero, secondo i dettami del gioco a zona, ma apportò in attacco un’ulteriore variante di natura “brasiliana”, impiegando calciatori congeniali agli interscambi tra i ruoli. Il libro, in gran parte descrittivo, ha anche un valore didascalico, utile a comprendere la realtà attuale: in quest’ottica l’autore rilegge le esperienze di allenatori come Sarri (colui che ha doppiamente deluso), Ancelotti, Gattuso, Spalletti e i rispettivi moduli utilizzati. E l’amara conclusione è che sotto la loro guida siano venute a mancare sia la duttilità tattica che la passione. Esposito si dispiace, ma non abiura. «L’amore per i colori del cuore non può dipendere dagli esiti di un incontro, di una stagione, di uno stesso ciclo»: quella compagine – simbolo e modello di eccellente cultura agonistica -, orgoglio di una città mai doma, è profondamente impressa nell’anima del tifoso. Poi arriverà Diego, e sarà apoteosi. Ma questa è un’altra storia (che Alfonso certamente non mancherà di raccontare).

Perché leggere Il mito che insegna: il Napoli di Vinicio di Alfonso Esposito:

per essere contagiati dall’entusiasmo dell’autore; per riscoprire una squadra e calciatori poco celebrati, ma capaci di imprese straordinarie.


Titolo: Il mito che insegna: il Napoli di Vinicio
Autore: Alfonso Esposito
Editore: Urbone Publishing
Anno: 2021
Pagine: 106

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