L’autobiografia dell’ex calciatore del Milan


Scrivere per mettere nero su bianco i ricordi di una vita e di una carriera vissuta di corsa e resa leggendaria da un attimo che ha aperto le porte del paradiso e gli ha regalato il nomignolo di “San”. Ma Non chiamatemi Bubu non è affatto l’agiografia di un personaggio religioso o di un qualunque santone, è la storia di Alberico Evani da Massa: un normale tra gli Invincibili. Già perché le 163 pagine scritte per Mondadori sembrano la trascrizione di una ricca e fluida chiacchierata fatta assieme alla co-autrice del testo, la giornalista e scrittrice Lucilla Granata, dalle quali emerge un personaggio semplice e normale. Mettiamo le cose in chiaro fin da subito: se vi aspettate di leggere aneddoti simpatici di spogliatoio sulla scia delle biografie di Totti e Pirlo, oppure commenti taglienti sulle squadre di appartenenza alla Ibra o alla Roy Keane avete scelto il libro sbagliato. “Non chiamatemi Bubu” è un libro lineare e breve che racconta tutto quello che un uomo ha imparato nella propria vita e che ha messo in pratica nel suo lavoro: il campo da calcio. Un talento toscano che ha avuto la fortuna di essere scelto dal Milan da giovanissimo (assieme al compagno delle giovani avventure Sergio Battistini) e che è stato costretto fino da subito a fare i conti con fatiche non comuni per un ragazzo sballottato nella metropoli del calcio italiano (alla felicità del sogno faceva da contraltare il dolore per la perdita del padre). Alberico Chicco Evani nella sua storia delinea due rette che corrono assieme, un po’ come lui sulla fascia, e si incontrano continuamente diventando i suoi punti di riferimento: calcio e famiglia.

Milan, nazionale e Massa.

La timidezza e la discrezione (ereditate dal padre e da lui spesso definita “senso del pudore”) vengono vinte da Evani per far addentrare il lettore in un fenomeno unico: il Milan a cavallo tra il 1980 ed il 1993 (dagli anni della B a quelli dei trionfi nel mondo). Arrigo Sacchi è il profeta che permette ad una macchina da cross (per Massaro in particolare), di issarsi da protagonista sul tetto del mondo (la folgorante punizione contro Higuita ed il rigore in finale a Pasadena sono ricordi pluricitati nel libro, con tanto di Toyota vinta in premio). Ad accompagnare i campioni incontrati e le vittorie ottenute sono gli infortuni che hanno tormentato con regolarità Evani in occasione delle grandi manifestazioni (Olimpiadi e Mondiali con l’Italia in particolar modo). Rispetto alle comuni biografie di sportivi risulta interessante la scelta di alternare a capitoli di “lavoro” parti dedicate alla vita privata: il rapporto con i genitori (commovente la lettera scritta alla madre), la crescita dei 4 figli ed il rapporto con la moglie. Tutto ciò delinea una persona semplice e comune, ma di grandi valori: senso della responsabilità, dedizione al lavoro e amore discreto per la famiglia su tutti. E quasi a voler confermare ciò, il libro si conclude con delle testimonianze dirette di calciatori rimasti legati ad Evani (si va da Baresi a Mancini, passando per Salsano e Massaro) che raccontano la lealtà e la serietà di uno che prima che calciatore ed allenatore è un uomo.

Perché leggere Non chiamatemi Bubu di Chicco Evani:

perché Evani ci racconta lo sguardo semplice e genuino del calcio.



Titolo:
 Non chiamatemi Bubu
Autore: Chicco Evani
Editore: Mondadori
Anno: 2019
Pagine: 163

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