Chiacchierata con l’autore de La meta più bella storia


Il giornalista Marco Pastonesi è ormai un habitué della letteratura sportiva. Nato a Genova nel 1954, si è specializzato soprattutto al seguito di ciclismo e rugby. Tra le sue più recenti opere scritte possiamo ricordare Spingi me sennò bestemmio (2018), Ovalia. Dizionario erotico del rugby (riedito nel 2019), Coppi ultimo (2019), Ernesto Colnago. Il Maestro e la bicicletta (2020) ed anche La meta più bella della storia, pubblicato con Baldini+Castoldi nel 2021. Quest’ultimo libro si focalizza sul rugby gallese: ne abbiamo parlato direttamente con lui.

Quando ha deciso di scrivere un libro sul rugby gallese? Da dove le è venuta l’idea?
«Forse, inconsapevolmente, la prima volta che sono stato in Galles. Lo giravo con una railcard, una tessera ferroviaria con cui salivo e scendevo dai treni, e poi camminavo e guardavo. Colline e villaggi, pub e campi, campi da rugby. O forse, inconsapevolmente, la prima volta che sono andato in Galles a vedere una partita di rugby. Non era una partita: quella era una messa cantata. Praticamente ho cominciato il primo novembre 2020 e concluso a metà dicembre: 45 giorni in viaggio, in tribuna, in spogliatoio sulla mia sedia».

Tra le storie che ha riportato ce n’è una cui si sente più affezionato?
«Sono tutte storie in cui il rugby entra, sfiora, accompagna, da protagonista o da comparsa, come una stella o come una candela. Forse quella di Carwyn e Doro, Carwyn James e Doro Quaglio (capitolo 31: Il genio, ndr): è volutamente brevissima, perché vorrei approfondirla in un nuovo libro soltanto su loro due, sulle loro due vite parallele che a un certo punto si incrociano e si sovrappongono e poi si allontanano, ma mai per sempre».

C’è un episodio – una partita, un evento – del rugby gallese di cui lei può dire “Io c’ero di persona, ero lì”? Potrebbe raccontarlo brevemente?
«Quella volta che, in tribuna-stampa, mi ritrovai casualmente seduto accanto a Barry John. Lui, il divino Barry John, l’apertura che vedeva il gioco prima di tutti gli altri, il genio che un giorno disse “basta” e non ci fu santo – neanche Gareth Edwards – che riuscisse a riportarlo fra noi, in campo, sulla terra».

Per quanto riguarda la “meta più bella della storia”, del 1973: quale aspetto tecnico la rende così speciale?
«L’improvvisazione: non c’era schema. La follia: un’onda, infine uno tsunami nato dalla propria linea di meta sotto la pressione degli avversari. E gli avversari erano gli All Blacks! Il sostegno: tutti – ispirati, dedicati, devoti – dietro alla palla e al portatore della palla. Quella meta è il simbolo del rugby».

Quali sono i giocatori della storia gallese che ha ammirato di più? Oggi chi sono i rugbisti gallesi più rappresentativi?
«Ho una particolare gratitudine verso Shane Williams: la dimostrazione che nel rugby non è indispensabile essere grandi e grossi. Oggi Dan Biggar mi dà il senso della storia e della cultura del rugby gallese».

Perché secondo lei i cittadini gallesi si sentono così pienamente espressi nel giocare e nel seguire il rugby?
«Perché nel rugby c’è la loro storia e anche la loro geografia, c’è la terra e anche le miniere, ci sono i loro canti e anche le loro poesie, ci sono tutti i loro sabati».

Perché ha deciso di introdurre ciascun capitolo con una citazione poetica? Con che criterio ha selezionato le poesie?
«Il Galles è un Paese di rugbisti e anche di poeti. E il rugby è, a modo suo, poetico. Ho scelto versi che potessero vivere come illuminazioni, magari anche come folgorazioni, comunque come stimoli per saperne di più. E come sentieri che aiutassero a capire, o a interpretare tutta questa passione ovale».

Dove sta la poesia nel rugby? Quale aspetto di questo sport definirebbe “poetico”?
«La lotta. La solidarietà. La squadra. I pali. I campanili. Il calcio d’inizio, che è un calcio a campanile. E molto altro».

Se dovesse dire un motivo sintetico per cui vale la pena leggere La meta più bella della storia? Consiglierebbe questo libro a qualcuno in particolare?
«Può valere la pena non perché è un libro di rugby, ma perché è un libro sul rugby, intorno al rugby, dentro il rugby. Un libro di storie. A cominciare dalla “meta più bella della storia”».


Per leggere le recensione a La meta più bella della storia clicca qui.


Titolo: La meta più bella della storia
Autore: Marco Pastonesi
Editore: Baldini+Castoldi
Anno: 2021
Pagine: 202

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