Storie di ultimi nel ciclismo: maglie nere, lanterne rosse e fanalini di coda


«L’ultimo è il più debole, fragile, vulnerabile. L’ultimo è il più animale, vegetale, minerale. L’ultimo è il più generoso, solidale, umano. L’ultimo è il più colpito dalle punture delle vespe e dagli scontri con le moto, il più ostacolato dai passaggi a livello e dai greggi di pecore, il più bersagliato dai chiodi e dalle puntine. L’ultimo è il martire della malasorte e la vittima della sfortuna. L’ultimo è il più testone a tirare avanti e a spingere sempre. L’ultimo è il più genuino, autentico, vero. Smesso di lottare per gli altri, fra gli altri e con gli altri, comincia a farlo con sé e contro di sé. E da quel momento la sua corsa diventa autoesame e autocoscienza, autocertificazione e autostima, e “auto da fé”, cioè atto di fede».

Prendo in prestito questa seppur lunga frase contenuta nella prefazione del libro per contestualizzare un testo che ha come protagonista un soggetto ben definito: l’ultimo. Quante volte nel guardare la qualunque classifica di un qualsiasi sport siamo partiti a leggerla dal fondo? Quante volte ci siamo trattenuti da dare giudizi cinici, netti, ironici o crudeli verso chi per una ragione o per l’altra non ha «raggiunto l’obiettivo»? Ma soprattutto: quante volte ci siamo addentrati nelle profondità viscerali delle storie di questi ultimi?

Racconti di miti al contrario.

Marco Pastonesi, storica penna de La Gazzetta dello Sport, ed autore di innumerevoli pubblicazioni di carattere sportivo legate al mondo del ciclismo, del volley e del rugby, si addentra in una materia a lui molto cara («sto dalla parte degli ultimi, perfino se solo quel giorno l’ultimo si chiama Eddy Merckx il Cannibale»). Per raccontarci questa passione così genuina e sincera per quelli che apparentemente ci potrebbero sembrare degli sportivi di serie B (diciamo un po’ sfigati, a costo di sembrare duri) utilizza il ritratto tramite dei racconti.

Il libro di Pastonesi infatti altro non è che un «Giro tra ritratti della sfortuna»: una lunghissima corsa dove ogni tappa è tratteggiata dal racconto delle vicende umane di un personaggio che ha fatto parte della storia del ciclismo ma dalla parte sbagliata (maglie nere: sia quando conquistarla avrebbe garantito un premio, sia quando invece questo premio non corrispondeva a nulla). All’interno di brevi capitoletti dalle tre alle sei pagine, l’autore fa emergere tutta l’essenza del ciclismo, da fine ‘800 fino ai giorni nostri, delineando un mondo fatto di sacrificio, ironia, passione e anche drammi. Pastonesi nel districarsi tra i vari “sciagurati eroi” del suo libro pare una perfetta fusione tra alcuni tratti di Giuseppe Verga ne I Malavoglia ed altri del Candido di Guareschi. Nella storia di Dino Zandegù che esausto scala ripidi tornanti e pur di farsi spingere dall’unico spettatore presente, un prete, esclama «Spingi me sennò bestemmio» c’è tutta l’essenza di un libro che è il giusto mix di satira, comicità ed epica letteraria.

I ritratti degli ultimi.

Pastonesi seziona con attenzione i suoi protagonisti: prima il racconto del fatto per cui sono annoverati tra i “grandi” del suo libro (essere arrivati ultimi ad una corsa a tappe) ed in seguito il racconto della propria estrazione sociale, della vita e delle gesta ciclistiche. Pare proprio che tra le righe del suo libro il giornalista voglia ricacciare indietro quel principio per cui “arrivare ultimi” sia un giudizio definitivo sulla vita di uno sportivo (campione o gregario che sia).

Per spiegare questo viene offerto al lettore un compagno di viaggio unico ed inimitabile: il “Diavolo RossoGiovanni Gerbi, leggendario ciclista di inizio secolo. Tutto il libro infatti, diviso in 10 parti a seguito della prefazione iniziale (il cronoprologo), è accompagnato dal racconto di una corsa nel quale il Diavolo Rosso, che di corse ne aveva vinte tante, si ritrova ultimo per le peggiori sfortune che gli potessero capitare (boia faus per dirla a suo modo). Pastonesi ci offre così anche lo spaccato di un ciclista che, nonostante avesse vinto tanto, si trova di fronte a tutta la tragicità e la comicità di qualcosa andato storto. Ma allo stesso tempo ci mostra come tutto il dramma della sconfitta possa essere affrontato con spirito di rivalsa o semplicemente scherzandoci sopra con un sorriso sulle labbra.

Perché leggere Spingi me sennò bestemmio di Marco Pastonesi:

perché l’epica ciclistica si sposa alla perfezione con le storie di questi “poveri cristi” che Pastonesi racconta con appassionante trasporto.



Titolo:
 Spingi me sennò bestemmio. Storie di ultimi: maglie nere, lanterne rosse e fanalini di coda
Autore: Marco Pastonesi
Editore: Ediciclo editore
Anno: 2018
Pagine: 204

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