Alla scoperta del calcio africano

Negli anni Novanta il calcio africano è stato in rampa di lancio. Le squadre nazionali hanno ottenuto risultati incoraggianti, come il Camerun ai Mondiali del 1990 o la Nigeria a quelli del 1994. La stessa Nigeria vinse la medaglia d’oro alle Olimpiadi ’96, mentre nel ’95 il liberiano George Weah si aggiudicò il Pallone d’Oro. Il nuovo millennio ha poi visto tanti giocatori africani fare fortuna in Europa e dimostrarsi degni dei palcoscenici più nobili. Didier Drogba, Samuel Eto’o, Mohamed Salah sono solo alcuni dei campioni ammirati in tutto il mondo. Eppure non è ancora giunta l’ora X del calcio africano, il momento di una svolta definitiva, il punto di non ritorno. L’intero movimento calcistico è ancora frenato da vecchie zavorre: progetti confusi, dirigenti scaltri, politiche in crisi. Il giornalista Luigi Guelpa, classe 1971, ha esplorato in lungo e in largo il continente nero. Viaggiando, visitando, intervistando. Anche solo ascoltando, come quella volta in un bar del Cairo, capitale d’Egitto, in cui sentì Riyad Mahrez (algerino) e Kalidou Koulibaly (senegalese) chiacchierare amabilmente il giorno prima di una finale tra le rispettive squadre.

Vincitori e vinti.

Ispirato da un collega illustre, il compianto Gianni Mura, Guelpa ha trasformato i suoi appunti di viaggio in un libro di quasi duecento pagine in cui racconta fatti e misfatti del “pallone nero”. Partendo dal presupposto che i Drogba, gli Eto’o e i Salah di cui sopra non sono altro che la punta di un iceberg. L’opera è divisa in tre parti. La prima è dedicata ai “vincitori”, quei calciatori che hanno raggiunto il successo e lasciato segni positivi nella storia dello sport. Poi si passa ai “vinti”, coloro che invece non sono riusciti a sfondare o che si sono spenti, anche un po’ misteriosamente, dopo epifanie sfolgoranti. Infine le “storie” che riguardano le squadre, nazionali o di club. In totale fanno quarantanove episodi, tutti di breve durata: raramente si va oltre le tre-quattro pagine per capitolo ed anche per questo la lettura risulta molto rapida. Fedele alle indicazioni di Gianni Mura, Guelpa si concentra sulla cronaca dei fatti lasciando meno spazio a congetture e svolazzi. Il libro presenta tantissimi personaggi, più o meno noti, e propone una gran quantità di storie e informazioni che a dire il vero non sarà così facile rammentare, una volta terminato il viaggio.

Misteri.

Interessanti le interviste, che ci permettono di incontrare “faccia a faccia” protagonisti insoliti come Nii Lamptey, l’attaccante “senza età” passato anche da Venezia, o l’impronunciabile Nepomniachi che allenò il Camerun a Italia ’90. Ci sono anche storie scritte in prima persona e l’effetto è positivo, anche se non è sempre chiaro se la voce narrante sia quella dei giocatori in questione o di Guelpa stesso. Pallone nero è dunque uno di quei libri da non leggere per forza in ordine: potrete aprire a caso e accompagnare Sadio Mané per le strade di Liverpool, oppure immergervi nel cuore di Bamako (capitale del Mali) assieme all’ex bomber Frederic Kanoute. La gamma di emozioni attraversate è ampia: c’è spazio per gioie e drammi quasi in egual misura. Senza dimenticare stranezze e misteri, quei misteri che in fondo sono (e forse saranno sempre) croce e delizia del calcio africano.

Perché leggere Pallone nero di Luigi Guelpa:

perché è un bel diario di viaggio direttamente dal cuore dell’Africa; perché racconta tante storie curiose di calcio giocato; perché riporta a galla protagonisti interessanti.


Titolo: Pallone nero 
Autore: Luigi Guelpa
Editore: Urbone Puglishing
Anno: 2020
Pagine: 186

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