Storie di baseball


Non è facile far comprendere, a chi non lo segue, quanto sia bello il baseball. Anzi, diciamo che è un’impresa quasi impossibile. Del baseball ci si innamora e non lo si lascia più. Ma ci vuole un colpo di fulmine, altrimenti parrà sempre noioso e lento. Beppe Carelli, leggenda del baseball italiano, con un palmares eccezionale alle spalle e oltre 100 presenze in nazionale nel curriculum, sa bene che in Italia ci si trova confrontati con una notevole resistenza – per non dire con un pregiudizio negativo – nei confronti di quel gioco tanto popolare oltreoceano. E in virtù di questa consapevolezza, ha deciso di mettere nero su bianco il suo amore sconfinato per il baseball. Ne è nato Il lanciatore scomparso e altre storie di baseball (Rusconi Libri, 2019, 231 pp), un libro di racconti di e sul baseball, affinché tutti possano imparare ad amare quello che gli adepti chiamano l’MGDB, il Meraviglioso Gioco Del Baseball.

Nove inning.

Quando parliamo di Beppe Carelli parliamo di uno che in carriera ha realizzato qualcosa come 220 fuoricampo in A1, che ha vinto 5 campionati e 2 coppe dei campioni, che ha partecipato a innumerevoli tornei internazionali indossando la maglia azzurra, compresi i Giochi Olimpici del 1984. Insomma, uno che la mazza la sapeva far girare eccome. Ma che con la penna si rivela meno efficace di quando impattava le curveball. Se è vero che Carelli da anni scrive su un blog e collabora con alcuni siti, fornendo contributi apprezzatissimi, è altresì vero che un sito internet è un medium assai diverso rispetto a un libro. E i 9 racconti – scelti tra quelli pubblicati sul web da Carelli, non ci è dato sapere se modificati per l’occasione o meno – che sono 9 come gli inning di una partita, appaiono nel corso della lettura scollegati fra loro, come fossero inning di partite diverse.

Wild pitch.

Il lanciatore scomparso che dà il titolo al libro è un racconto di pura finzione, un racconto “hard boiled”, carino eppure evidentemente non scritto da un professionista della narrativa. La prosa – ed è una costante nell’opera – a tratti è maldestra, e la storia è un po’ come un wild pitch, un lancio che finisce fuori controllo.

Fuoricampo.

L’autore si rifà nei due racconti successivi quando porta il lettore a farsi un tuffo nel baseball degli anni Dieci e Venti del secolo scorso, attraverso le vite e le carriere di due leggende, Shoeless “Joe” Jackson e Ty Cobb. Due piccole pepite che il lettore che mastica poco la materia apprezzerà come si apprezza un fuoricampo.

Strikeout.

Il resto della pubblicazione risulta invece sconnesso, poiché Carelli mescola ricordi personali, aneddoti storici e curiosità, con il rischio che chi legge, un po’ confuso, finisca strikeout. Ci sono dei brani notevoli, fiammate come quelle che accendono un ballpark, ma sono diversi anche i momenti dove la mancanza di uniformità del libro lascia perplessi, come un doppio gioco non chiuso.

Extra inning.

Sono numerosi i difetti de Il lanciatore scomparso, tuttavia Carelli alla fine, come in una partita vinta agli extra inning, centra il suo obiettivo, perché l’amore per il gioco dell’autore è contagioso. E leggere le 231 pagine del libro edito da Rusconi (editore al quale vanno tirate le orecchie per i tanti, troppi, errori di battitura) potrebbe far sorgere nel lettore una curiosità profonda per questo sport. E chissà che qualcuno addirittura non se ne innamori e arrivi un giorno a dire quel che affermò il premio Pulitzer George Will: «Il baseball, si dice, è solo un gioco. Vero. E il Grand Canyon è solo un buco in Arizona».

Perché leggere Il lanciatore scomparso di Beppe Carelli:

perché è come una partita di baseball. Non è tutto perfetto, ma è ricco di emozioni.


Titolo: Il lanciatore scomparso e altre storie di baseball
Autore: Beppe Carelli
Editore: Rusconi Libri
Anno: 2019
Pagine: 231

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