La vita gloriosa e tragica del pugile colombiano Kid Pambelé


Kid Pambelé alle nostre latitudini non è molto conosciuto, ma gli appassionati di pugilato lo conoscono eccome: tra il 1972 e il 1980 ha combattuto ventuno match validi per il titolo mondiale dei pesi welter junior, vincendone ben diciotto, tanto da essere considerato il più grande di tutti i tempi nella sua categoria di peso. Colombiano, nato a San Basilio de Palenque nel 1943 con il nome di Antonio Cervantes, negli anni Settanta e Ottanta contese a Gabriel García Marquez la palma di uomo più celebre e importante del paese. A portare all’attenzione del pubblico di lingua italiana la storia di Pambelé è un libro pubblicato da Alessandro Polidoro Editore, che ha avuto il merito di tradurre L’oro e l’oscurità, scritto dal giornalista Alberto Salcedo Ramos.

Gloria e declino.

La data chiave è quella del 28 ottobre 1972: a Panama, Pambelé diventa campione del mondo dei pesi superleggeri sconfiggendo “Peppermint” Frazier. E per Antonio Cervantes la vita cambia per sempre. Lui, innanzitutto, non sarà più lo stesso, non sarà più Antonio Cervantes ma solamente e per sempre Kid Pambelé. Pure per la Colombia la vita non sarà più la stessa, perché per la prima volta il paese latinoamericano si ritrova con uno sportivo di livello mondiale in casa. Neppure il tempo di festeggiare il traguardo raggiunto, e Pambelé diventa eroe nazionale. Per un decennio la sua parabola, con una difesa del titolo dopo l’altra, è sempre in crescita, sempre più mirabolante. Ma al tempo spesso, comincerà a germogliare il seme che lo porterà a cadere nel baratro. Già, perché come vogliono gran parte delle storie di boxeur che si rispettino, nella vita di Pambelé non c’è solamente oro, c’è anche (e col passare degli anni soprattutto) l’oscurità. Un’oscurità che ha tre concause: l’uso di stupefacenti, l’abuso di alcol e una malattia mentale. Pambelé soffre di un disturbo bipolare affettivo, una malattia psichiatrica ereditaria non dovuta al pugilato, che lo rende vittima di gravissime crisi nervose. Dopo il ritiro dalle competizioni la sua difficoltà a distinguere tra il presente e il passato lo porta a sentirsi sempre “il campione del mondo”, anche quando il ring è oramai un ricordo lontano. La totale incapacità a tornare a una vita normale, fatta di lavoro e bei ricordi, lo trasforma drammaticamente da icona nazionale a zimbello. Nella sua testa tutto gli è dovuto perché lui è il grande Kid Pambelé, «un uomo abbagliato dalla sua stessa gloria».

Maradona di Colombia.

L’opera è il frutto di un magistrale lavoro giornalistico di Salcedo Ramos, che per due anni ha girato Colombia e Venezuela (il paese dove Pambelé si è formato come pugile) raccogliendo testimonianze. Dall’allenatore Tabaquito Sanz al manager Ramiro Machado, dagli innumerevoli figli alle sue tante (ex) donne, l’autore ha intervistato ben trentotto persone, ricostruendo un quadro fedele della sua carriera sportiva e ritraendo poi la sua vita da ex pugile. Diversi anche gli incontri tra Salcedo Ramos e lo stesso Pambelé, significativi perché emerge con chiarezza di che razza di personaggio si tratti. Se una delle forze della letteratura è di offrire la grande possibilità di visitare luoghi ed epoche lontane nonché di far conoscere personaggi distanti e sconosciuti, L’oro e l’oscurità è un’occasione da non lasciarsi sfuggire. Perché Kid Pambelé è il Maradona di Colombia, più importante in patria del premio Nobel García Marquez, e uno così va conosciuto.

Perché leggere L’oro e l’oscurità di Alberto Salcedo Ramos:

perché Kid Pambelé ha cambiato l’immagine che la Colombia ha di se stessa.



Titolo:
L’oro e l’oscurità. La vita gloriosa e tragica di Kid Pambelé
Autore: Alberto Salcedo Ramos
Editore: Alessandro Polidoro Editore
Anno: 2019
Pagine: 204

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