L’autobiografia dell’ex allenatore del Napoli

«Se il Napoli dovesse diventare campione d’Italia, significherebbe che parte rilevante del nostro popolo è riuscita a sconfiggere la rassegnazione, è stata in grado di ribaltare una condizione, soprattutto emotiva, di sudditanza. In una parola, che ha smesso di subire». Le parole sono quelle ricevute da Gianni Brera in una lettera inviatagli in occasione del primo scudetto conquistato dagli azzurri nel 1987. Troppo frettolosamente e forse troppo superficialmente si associa il primo trionfo partenopeo in Italia esclusivamente alla figura mitologica di Diego Armando Maradona. Certo l’argentino è stato l’inevitabile fulcro mediatico e calcistico della prima grande rivalsa sportiva del sud Italia. Eppure per riuscire ad organizzare e guidare al meglio Diego e compagni ci volle a capo un uomo rigido e apparentemente taciturno proveniente da Brescia: Ottavio Bianchi, il protagonista di Sopra il vulcano. Ma non aspettatevi un libro focalizzato sugli anni gioiosi e burrascosi di Bianchi al Napoli: come la casa editrice Baldini+Castoldi sta facendo sempre con maggior frequenza, il libro è una biografia della carriera sportiva dell’allenatore lombardo che decide di aprirsi con una persona speciale come la figlia Camilla, giornalista de L’Eco di Bergamo. Bianchi, schivo e riservato, si racconta partendo dalla sua esperienza da calciatore per poi passare in rassegna la carriera da tecnico. Non mancano però nel libro piccoli anfratti in cui Camilla si inserisce per raccontare simpatici aneddoti casalinghi ed il suo punto di visa sul padre.

Una carriera ricca di storie.

La scelta del duo dei narratori è quella di libro-intervista memoriale che possa riportare alla mente di molti chi fosse stato l’Ottavio Bianchi calciatore, regista tecnico con il senso del gol passato da mister quali il paron Rocco ed il petisso Bruno Pesaola, e l’Ottavio Bianchi allenatore, artefice del Como dei miracoli e ovviamente del Napoli scudettato. Di argomenti ad effetto all’interno del libro ce ne sono molti. Basti pensare che già da calciatore Bianchi portò la Brescia calcistica vicina alla sommossa per via del suo ingaggio e da regista del Napoli venne soprannominato “sindacalista” perché non concordava con gli stipendi pagati alla squadra (il presidente di allora per tutta risposta lo cedette all’Atalanta). Se a questi episodi ci aggiungiamo il fatto che fosse al timone di una squadra come il Napoli che, oltre a vincere il titolo, si ammutinò pubblicamente contro l’allenatore e che da mister della Roma assistette alla positività per doping di Peruzzi e Carnevale capite che di carne al fuoco attorno al personaggio ne troviamo in abbondanza. I capitoli seguono un ordine cronologico e anche tematico tanto che la linea del tempo calcistica si intreccia spesso con il rapporto con la città campana, con gli insegnamenti di allenatori e presidenti (Dino Viola su tutti), fino a toccare la descrizione dei legami con alcuni giornalisti ed il trattamento avuto con alcuni suoi calciatori (la gestione De Napoli ad Avellino e il lavoro svolto sui giovani è più volte riproposto nel testo).

La scelta dei due scrittori è quella di raccontare il rapporto tra Bianchi ed il calcio a 360 gradi, senza approfondire troppo questo o quell’aneddoto tanto chiacchierato. A questi abboccamenti tratteggiati, quali ad esempio la vicenda dell’ammutinamento “subita” a Napoli, fanno da contraltare i tanti spunti offerti: su tutti la modalità di gioco costruita a Como e la gestione della squadra ad Avellino. Ne emerge così il profilo di un uomo che decise volutamente di stare in sordina in una città come Napoli, assumendo un atteggiamento apparentemente contraddittorio che portò però alla vittoria (non va infatti dimenticato che il primo anno di Maradona senza Bianchi il Napoli arrivò 11esimo in classifica). Il libro riesce perfettamente nell’intento di delineare i tratti di uno dei protagonisti silenziosi del nostro calcio, raccontandone il carattere e la propria evoluzione umana e tattica nel corso della carriera. A concludere il ritratto del tecnico la prefazione a firma Gianni Mura, penna molto stimata dal mister, che in un articolo di metà anni ‘80 lo definiva «una sensazione di freddo e pulito, come se gli fosse nevicato dentro». E forse ci voleva proprio la fredda neve del nord, che nemmeno esulta al momento della vittoria dello scudetto, per contrapporsi ed amalgamarsi al meglio con il fuoco di passione napoletana.

Napoli campione d’Italia: l’intervista a Ottavio Bianchi.

Perché leggere Sopra il vulcano di Ottavio Bianchi:

perché se vinci lo scudetto con il Napoli di Maradona ed il ricordo migliore sportivo che hai è invece il Como di Tempestilli e Bruno sei per forza un personaggio speciale.


Titolo:
Sopra il vulcano. Il campo, lo scudetto, la vita
Autore: Ottavio Bianchi con Camilla Bianchi
Editore: Baldini+Castoldi
Anno: 2020
Pagine: 160

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