L’elemento primo della narrativa calcistica


«Per quanto i potenti lo manipolino, il calcio continua a voler essere l’arte dell’imprevisto. Dove meno te l’aspetti salta fuori l’impossibile, il nano impartisce una lezione al gigante, un nero allampanato e sbilenco fa diventare scemo l’atleta scolpito in Grecia». Splendori e miserie del gioco del calcio (Sperling & Kupfer, prima edizione 1998, riedito e aggiornato nel 2015), in fondo, è tutto qui. Un viaggio nel “secolo del futebol” accompagnati da una delle penne più abili Novecento sudamericano, Eduardo Galeano.

Il Calcio, essere semidivino che “legge” i tempi.

Già questo basterebbe come motivo per leggere il libro. Perché quando l’arte della narrativa incontra l’arte dello sport, non può che nascerne un capolavoro. Ma qui siamo oltre la letteratura: c’è la filosofia e la tradizione, l’epica e la critica. C’è la sintesi (Maradona per Galeano? «Giocò, vinse, pisciò, fu sconfitto») e la prosopopea intesa come figura retorica attraverso la quale oggetti inanimati prendono vita. Il calcio diventa il Calcio, essere semidivino che, con il suo fluire, detta i tempi delle passioni e delle irrazionalità dei popoli. Per Galeano, lo sport più amato al mondo non è altro che una chiave di lettura dei tempi e delle cose, tanto quanto la politica, la poesia, la vita stessa. I suoi simboli, i fuoriclasse, sono emblemi di un’epoca, di un momento, sono storie nella Storia.

Il gol come orgasmo.

Galeano, che è stato uno scrittore sublime e un giornalista rivoluzionario, nobilita il Calcio, raccontandolo in tutte le sue angolazioni, nei suoi pregi e nei suoi difetti. E così sottolinea come il gol non sia altro che «l’orgasmo del calcio», ma allo stesso tempo precisa che «come l’orgasmo, anche il goal è sempre meno frequente nella vita moderna». L’ironia poetica dell’uruguaiano s’adombra quando descrive come il pallone abbia perso, di decennio in decennio, la sua essenza popolare per «vendersi» al potere. Eppure l’anima resta in mano alla gente. È questo lumicino a tenere acceso l’amore di Galeano per il pallone.

Nella storia, per la Storia.

Oltre ai campioni, lo scrittore fa anche una narrazione di ogni edizione dei Mondiali. La ciclicità dell’evento, per lui, aiuta a leggere lo scorrere del tempo e, soprattutto, a leggere il cambio dei tempi. Ed è lì, in quelle pagine, che traspare maggiormente la visione del Calcio come elemento vivo della storia di Galeano. Tanto che la politica si mischia alla narrazione dei gol e delle parate; l’economia diventa importante tanto quanto gli schemi; i calciatori sono o rivoluzionari o conservatori.

La malinconia di ogni fine partita.

Splendori e miserie del gioco del calcio non è un libro sul calcio, ma IL libro sul calcio. È l’elemento primo, ciò da cui tutto parte. È una lettura obbligata se si ama questo sport, al pari degli scritti di Osvaldo Soriano. È la dimostrazione del motivo per cui il pallone, nonostante tutto, continuerà a coinvolgere masse, a dividere il mondo in due, a farci ridere e piangere. Il calcio siamo noi («Dimmi come giochi e ti dirò chi sei»), nelle vittorie e nelle sconfitte. Non è un caso se «l’irrimediabile malinconia che tutti sentiamo dopo l’amore» sia la stessa che proviamo «alla fine della partita».

Perché leggere Splendori e miserie del gioco del calcio di Eduardo Galeano:

perché trovare qualcuno che è stato in grado di mettere per iscritti (divinamente) ciò che proviamo ogni domenica è un’esperienza emozionante, coinvolgente, quasi commovente.



Titolo:
 Splendori e miserie del gioco del calcio
Autore: Eduardo Galeano
Data di pubbl.: prima edizione 1998, riedito e aggiornato nel 2015
Casa Editrice: Sperling & Kupfer
Pagine: 304

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