Le canaglie – Angelo Carotenuto
Il romanzo sulla Lazio di Chinaglia e Maestrelli
FINALISTA DELLA 2a EDIZIONE DEL PREMIO LETTERARIO SPORTIVO INVICTUS
La risalita dalla Serie B alla Serie A, lo spogliatoio diviso in clan, l’allenatore sempre in discussione, la vittoria dello scudetto, l’allenatore pater familias, le pistole portate all’allenamento, le risse nei locali, la morte beffarda di un giocatore: sembrano gli ingredienti di un romanzo. È la semplice realtà della Lazio allenata da Tommaso Maestrelli negli anni Settanta. Una squadra che era un romanzo già fatto e finito, e finalmente qualcuno si è preso la briga di mettere in prosa quella storia stra-ordinaria. A farlo è stato Angelo Carotenuto, giornalista e scrittore, con il suo Le canaglie (Sellerio, 364 pp.). Ma l’autore non si è limitato a mettere nero su bianco ciò che avveniva in quegli anni nella squadra biancoceleste, spaccata in due clan (guidati rispettivamente da Giorgio Chinaglia e Luigi Martini) che si univano giusto novanta minuti la domenica pomeriggio, prima di tornare ad odiarsi. No, Carotenuto ha apparecchiato al lettore un viaggio nelle profondità di Roma e dell’Italia di quei complessi anni, usando la Lazio come punto di riferimento e paradigma. Un gruppo di canaglie che rifletteva (e forse anticipava) lo zeitgeist del paese.
Con gli occhi di un fotografo.
Era un’Italia in subbuglio, in guerriglia, che scendeva in piazza, che si divideva sul divorzio e sull’aborto, che si svegliava spaventata dagli attentati e dalle Brigate Rosse. Un terreno fertile per uno scrittore capace come Carotenuto, che con equilibrio racconta il paese parlando di calcio, descrivendo la storia attraverso le storie dei suoi personaggi. L’efficacia della narrazione – dove il confine tra finzione e realtà è varcato in continuazione senza che il lettore se ne accorga – è resa dalla grande padronanza lessicale dello scrittore da un parte, e dalla scelta di utilizzare un doppio narratore dall’altra. Al classico narratore esterno si alterna infatti la voce in prima persona del fotografo Marcello Traseticcio, che attraverso il suo obiettivo zooma sull’umanità esplosiva di Chinaglia e compagni ma pure sulla violenza di quei drammatici anni. E Traseticcio, ispirato a Marcello Geppetti, fotografo della dolce vita romana prima e della Lazio degli anni ’70 poi, racconta e si racconta con un registro linguistico colloquiale e romanesco, che si distingue dall’italiano impeccabile del narratore esterno.
Chi era Chinaglia?
Le canaglie è un piccolo capolavoro, un gioiello nel panorama della letteratura sportiva, perché racconta uomini e non calciatori, amicizie e rivalità più che una semplice squadra, una stagione della vita anziché una stagione di calcio. Carotenuto tratta insomma lo sport come dovrebbe sempre essere trattato: metafora, paradigma, emblema e modello dell’esistenza. Raramente nella pur ricca scena letteraria sportiva si incontrano opere in grado di raccontare in maniera così esaustiva un momento sportivo senza estrapolarlo (e di conseguenza riducendolo) dal contesto storico, sociale e politico. Un libro bello e prezioso come la foto scattata da Marcello Geppetti che campeggia in copertina: c’è Chinaglia, ci sono degli scarpini da calcio, ma nessun pallone, perché Giorgione è attratto dall’oggetto che ha tra le mani, un fucile. Basterebbe questa foto per descrivere l’eccezionalità di quella Lazio e la complessità della figura di Chinaglia. Ma non bastano oltre 300 pagine al lettore per comprendere chi fosse davvero Chinaglia. Forse, semplicemente una canaglia.
La puntata di Miti d’oggi (Rai) dedicata alla Lazio di Maestrelli
Perché leggere Le canaglie di Angelo Carotenuto:
perché è un grande romanzo, che in libreria va messo lì, tra Il maledetto United e Azzurro Tenebra.
Titolo: Le canaglie
Autore: Angelo Carotenuto
Editore: Sellerio
Anno: 2020
Pagine: 364
Forse perché ho vissuto quell epoca a 20anni o forse perché ho scoperto il calcio ,che prima mi infastidiva ,con la Lazio in serie B e poi salita in A , mi sono improvvisamente ritrovata 50 anni indietro appena laureata ,con un papà che se ne andava dal mondo a 54 anni e iniziavo ad insegnare .Un momento così profondamente violento ( ricordo la paura mentre mi recavo al lavoro in una scuola compresa tra Sommacampagna e piazza della repubblica ) ed una squadra irripetibile ,un mister umano e psicologo ….insomma un libro letto d i un fiato così ben architettato e scritto che mi sono ritrovata a 23 anni avendone 70!!!