Quando il calcio dà ritmo alla vita

Il titolo, The quiet fan, è stato opportunamente lasciato in inglese. Quasi a sottolineare il perimetro geografico delle vicende che l’autore-tifoso, assoluto protagonista dell’opera, ripercorre e racconta. Un’autobiografia intensa, originale, vivacissima. Non perché scandisca le tappe di una vita avventurosa o riveli chissà quali curiosità private, ma per la particolare chiave di lettura con cui viene presentata. Ian Plenderleith è un giornalista e romanziere inglese (di origini scozzesi), laureato in lingua tedesca. Saggista versatile (ha scritto di viaggi e di musica, oltre che di sport), giramondo per necessità più che per passione, calciatore dilettante mediocre, allenatore di squadre “primavera”. Sempre dedito al calcio amatoriale – anche da pensionato? –, addirittura arbitro in campionati o tornei locali. Calcio amato, vissuto, praticato ed ora qui tratteggiato con innegabile maestria. In quest’opera, scrivendo di calcio e di vita (o meglio, del calcio che è stata la sua vita), si rappresenta essenzialmente come un tranquillo tifoso di calcio, lontano dalla violenza e dagli eccessi (eccezion fatta per qualche birra di troppo…).

Il calcio sullo sfondo.

Dovunque egli sia stato, in qualunque paese abbia soggiornato (anche per brevi periodi) o abitato, ha quasi ossessivamente assistito a partite di calcio. Londra, Scozia, Svizzera, America, Germania: sempre e dappertutto calcio. Il Lincoln City e la nazionale scozzese nel cuore, certo. Ma inseguendo ad ogni latitudine qualsiasi partita, di qualunque serie (non si trova mai nel libro il termine “partitella”): per lui si tratta in ogni caso di spettacolo irrinunciabile, attrazione imperdibile, motivo di evasione, occasione per conferire qualità e sostanza ad incontri con amici o a ritrovi familiari. Il calcio diventa l’elemento interpretativo della sua esistenza. Non è sovrapposto ad essa o riempitivo di pause e tempo libero, ma è il contesto stesso in cui la sua vita si è mossa ed è cresciuta. Nutrendosi di calcio, sorseggiandolo, respirandolo, facendolo entrare in risonanza con la totalità di se stesso, all’unisono con i battiti del suo cuore. The quiet fan accompagna dunque il lettore lungo l’intera traiettoria dell’autore, con il calcio in primo piano e tutto il resto sullo sfondo. Genitori, amicizie, affetti, occasionali fidanzate, figli, studi universitari, lavori saltuari malpagati, collaborazioni giornalistiche, stabilità economica: tutto diventa pretesto per parlare di quella tal partita, citata con data, orario, risultato finale e qualche significativa azione di gioco. Plenderleith non vuole fornire tabelle noiose o stucchevoli resoconti: il suo intento è unicamente quello di evidenziare rimandi e collegamenti con quanto avvenuto nel proprio percorso di vita.

Vita in filigrana.

A tutti noi una canzone, un profumo, un vestito, un luogo o uno scorcio possono ricordare momenti di vita, evocare sensazioni, suscitare nostalgie, rimandare a tappe fondamentali. Qui è il calcio a fluire, far ricordare, rammentare. La vita fatta di «parolacce, lacrime, baci, disperazione, speranza, cambiamento, amore, riconciliazione, successo» è proprio presentata così, e sbriciolata in altrettanti capitoli del libro. Nel primo dei quali, per esempio, (dedicato alle «Parolacce») incontriamo il piccolo Ian all’età di sette anni, spettatore col papà della partita tra Lincoln City ed Exeter City («Football League Fourth Division, sabato 13 gennaio 1973, ore 15.00»). È qui che il genitore incita i suoi beniamini al grido di: «Forza Lincoln, brutte teste di c…!», creando panico e imbarazzo sugli spalti. Ogni tematica, sviscerata e commentata, contiene riferimenti ed allusioni alle più varie competizioni calcistiche: da quelle importanti vissute in stadi rinomati fino alle partite di terza o quarta categoria. Ogni incontro di calcio assurge così a momento evocativo del percorso di crescita e di consapevolezza dell’autore. Risultato perfettamente raggiunto: i capitoli finali (dedicati all’amore, alla morte, alla nascita) sono quelli più profondi, ponderati, maturi. Proprio quel tifoso appassionatissimo (e rimasto pur sempre “tranquillo”), nella sua veste di arbitro o di allenatore, intima a tutti i suoi giocatori: «Vi prego, per l’amor di Dio: cercate di godervela questa maledetta partita!».

Perché leggere The quiet fan di Ian Plenderleith:

perché con uno stile scanzonato e piacevole invita alla riflessione sulle principali dimensioni della vita; perché il lettore è condotto ad agganciare le proprie esperienze di vita a momenti sportivi “personalizzati”; perché, seppur per cenni molto sommari, offre un parziale spaccato del calcio inglese degli ultimi 30 anni.


Titolo: The quiet fan 
Autore: Ian Plenderleith
Editore: Alcatraz
Anno: 2020
Pagine: 269

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