Il football per capire il Texas Occidentale

«In questo stato, in questa comunità, conta solo quante partite vinci. Il resto sono solo stronzate».
(John Wilkins)


A Odessa, in Texas, c’è il football, e poi c’è tutto il resto. Perlomeno era così fino a pochi anni fa, certamente era ancora così nel 1988, l’anno in cui è ambientato Friday Night Lights di H.G. Bissinger (66thand2nd, 2020). Detta così, può sembrare una frase fatta, la tipica iperbole utilizzata per descrivere la portata di un fenomeno sportivo. Ma leggendo le oltre 400 pagine dell’opera pubblicata nel 1990 e tradotta per la prima volta in italiano, si capisce che a Odessa è davvero così: c’è il football, poi c’è il resto.

Polvere e football.

Secondo la rivista Money, nel 1987 nella classifica delle città americane più pericolose al quinto posto ci stava Odessa, che lo scrittore Larry McMurtry ha definito «il peggior posto sulla terra». Una città circondata dalla polvere del deserto, di circa centomila abitanti dal grilletto piuttosto facile, sviluppatasi economicamente grazie alle risorse petrolifere e andata in crisi a inizio anni Ottanta con il crollo del prezzo del greggio. Un luogo dove si incontrano idealmente il vecchio Sud con le sue problematiche razziali e il selvaggio West con le sue caratteristiche da terra di frontiera. Un luogo che vive in precario equilibrio e perennemente in attesa del venerdì sera, quando finalmente si accendono le luci dello stadio della Permian High School e scendono in campo i Panthers.

Permian Panthers.

Bissinger ha seguito la squadra per tutta la stagione, vivendola da una posizione privilegiata, stando dentro lo spogliatoio, a bordo campo, conoscendo giocatori e staff della squadra, andandoci a cena insieme, frequentandoli nel tempo libero e diventandoci persino amico. Ha potuto insomma toccare con mano cosa significhi giocare nella Permian per un pugno di ragazzi che fin dalla nascita sognano di giocare nella Permian. Allo stesso tempo Bissinger ha potuto respirare anche che peso abbia la Permian (o il Mojo, come è soprannominata la squadra) per la comunità di Odessa diventandone a tutti gli effetti un membro nel corso del suo lungo soggiorno. E così quello che si potrebbe confondere per un libro di sport si rivela essere il racconto di una città e di un’epoca, con il football che – si badi bene – non è un pretesto per raccontare la realtà in questione, bensì un mezzo imprescindibile per sviscerarla e cercare di capirla.

Reportage.

È un’opera di vera e propria etnografia narrativa quella realizzata da Bissinger: l’autore si è recato sul campo, si è immerso in un contesto culturale, e poi ha provato a riportarlo al lettore. È un esercizio che ha una lunga serie di eccellenti praticanti, si pensi agli innumerevoli reportage di Kapuscinski o a libri come Operaie di Leslie T. Chang (Adelphi, 2010), e tuttavia è un esercizio di cui c’è sempre più bisogno, perché permette di conoscere davvero realtà lontane in un’epoca dove sovente viviamo nell’illusione di sapere tutto del mondo. Grazie a Bissinger – che al racconto principale raccolto in prima persona ha l’abilità di affiancare digressioni storiche di manzoniana memoria esplicative del contesto narrato – si conosce una città, la sua squadra, e il suo sogno.

Perché leggere Friday Night Lights:

per scoprire un posto dove «conta solo quante partite vinci, il resto sono solo stronzate».



Titolo:
Friday Night Lights
Autore: H.G. Bissinger
Editore: 66thand2nd
Anno: 2020
Pagine: 407

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