Luigi Della Penna, il romanzo del Mudo

Intervista all’autore de Il romanzo del Mudo 

Un libro su Juan Roman Riquelme, il simbolo del Boca Juniors per eccellenza, mancava alla nostra letteratura sportiva. A mettere una pezza a questa falla ci ha pensato Luigi Della Penna, giovane giornalista sportivo con collaborazioni sul web con Sportellate e Rivista Contrasti. Con lui abbiamo fatto una chiacchierata sul suo libro Il romanzo del Mudo.

Da dove nasce l’idea di un libro del genere?
«L’idea di un libro su Riquelme nasce da una conversazione con il mio editore, Gianluca Iuorio: prima di scrivere questo libro ne avevo già spedito un altro che uscirà l’anno prossimo, così stavamo vagliando alcune ipotesi per un nuovo lavoro ed è saltato fuori il fatto che, in italiano, non esistesse un libro interamente dedicato al Mudo. Un vuoto imperdonabile che abbiamo colmato».

Che tipo di lavoro hai dovuto svolgere?
«Innanzitutto, ho ammirato per diverso tempo i filmati sulla sua vita e carriera, soprattutto di matrice argentina, poi ho setacciato articoli e libri che trattassero sia di Riquelme che del fútbol sudamericano e spagnolo, senza tralasciare un aspetto fondamentale come la società in cui, in ogni tappa della sua esperienza calcistica, il Diez ha espresso la sua arte».

Chi è stato Juan Roman Riquelme per te?
«Un artista, ma spesso un tale termine risulta inflazionato, abusato, ma fidatevi, con lui no: provate a visionare alcune sue giocate, la dolcezza e la voracità con cui tocca il pallone. Magnifico. Per me è l’essenza del calcio argentino, fatto di grande tecnica e senso d’appartenenza. Riquelme è l’emblema della classe e del suo lento, ma perentorio, incedere che riescono a piegare un match alla propria volontà».

Se dovessi suggerire ad un profano del fútbol sudamericano di vedere il meglio di Riquelme cosa gli suggeriresti e perché?
«Gli suggerirei di soffermarsi sul cammino del Boca nelle due Coppe Libertadores conquistate nel 2000 e nel 2001, senza tralasciare la Coppa Intercontinentale vinta contro il Real Madrid nel 2000, la semifinale di ritorno di Libertadores del 2007 contro il Cucuta Deportivo e l’atto conclusivo, diviso in due match naturalmente, contro il Gremio: un gol e tanta bellezza all’andata, una doppietta da mozzare il fiato al ritorno».

Dal tuo punto di vista, nel parlare della carriera di Riquelme, cosa rappresenta quel rigore parato da Lehmann al Mudo, che eliminò il suo Villareal dalla semifinale di Champions nel 2006?
«Una grande occasione, purtroppo persa, per entrare nel mito del calcio europeo. Purtroppo, in troppi considerano con troppo distacco le grandezze moderne espresse dal fútbol argentino. Lehmann si è messo di mezzo, ma tutto questo non cancella le emozioni e le giocate vissute da Riquelme con la maglia del Sottomarino giallo. La differenza tra la gloria e la sconfitta, alle volte, verte paradossalmente su quei pochi centimetri tra la mano di un portiere e la linea di porta».

Perchè secondo te el Mudo per i tifosi del Boca è stato anche più di Maradona?
«Perché per Maradona, parliamo della prima fase con la maglia azul y oro dal 1981 al 1982, il Boca è stato un magnifico trampolino di lancio verso il calcio europeo, ma dalla durata breve, comunque coronata dalla vittoria del campionato; mentre Riquelme ha giocato per diversi anni in più segmenti temporali con i bosteros e ha partecipato, da attore protagonista, al grande film del Boca tra i due millenni, trionfando e convincendo in tutto il mondo. Diego ha avuto un altro ruolo, spiccatamente spirituale, comunque di grande prestigio, nella storia del Boca, mentre Riquelme è stato probabilmente il più grande con quella casacca».

Tra i personaggi di calcio sudamericano degli ultimi anni quale meriterebbe un libro?
«Mi piacerebbe che si parlasse di più di Angel Di Maria perchè è stato e continua ad essere un giocatore fondamentale ed estremamente affascinante: un 2014 monstre, con l’epilogo dell’infortunio contro il Belgio, proprio sul più bello. Mi piace pensare che con lui in campo, l’Argentina avrebbe avuto più possibilità di trionfare».

Che giocatore italiano ti ricorda/ha ricordato di più Riquelme? Perché?
«Sinceramente nessuno. Contesti diversi, storie diverse. Il confronto tra giocatori è una delle cose che meno mi piace, quando si parla di sport, di vita. Ognuno è quello che è».

Che giudizio dai sulla letteratura sportiva?
«Mi dispiace che troppi non considerino la letteratura sportiva come un genere: cosa rappresenta e descrive in maniera più accurata la vita di un essere umano, se non il suo rapporto con la propria squadra del cuore o del suo sportivo preferito, tanto da far uscire istinti, idee, comportamenti, in positivo o negativo, che credevamo non facessero parte di noi? In Febbre a 90° di Nick Hornby, Splendori e miserie del gioco del calcio di Galeano, Storie Mondiali di Buffa e Pizzigoni, Dallo scudetto ad Auschwitz di Marani, Il Barça di Modeo e in tante altre opere, cosa c’è, se non vite che si intrecciano, accompagnate da mille sfaccettature di pensiero, azione, con sullo sfondo l’evoluzione e la dissoluzione dell’essere umano, con un comun denominatore: lo sport. Credo che in Italia questo genere meriti più rispetto».


Per leggere la recensione de Il romanzo del Mudo clicca qui.


Titolo: Il romanzo del Mudo
Autore: Luigi Della Penna
Editore: Urbone Publishing
Anno: 2020
Pagine: 101

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