L’autobiografia dell’allenatore scozzese

L’autobiografia di Sir Alex Ferguson, intitolata La mia vita, è uscita nel Regno Unito nel 2013, anno in cui Fergie si è ritirato dal calcio dopo ben cinquantasei stagioni tra campo e panchina. Il libro è stato tradotto in italiano l’anno successivo e ripubblicato nel 2019, grazie alla casa editrice Bompiani e alla traduzione di Stefano Chiapello. È un testo adatto agli appassionati di calcio, anche se forse non serve essere esperti in materia per sapere chi è Alex Ferguson, uno scozzese che nel 1999 è stato nominato “Sir” dalla Regina d’Inghilterra. Se andate ad Old Trafford, stadio del Manchester United, tutte le immagini portano scritto Ferguson. All’interno dell’impianto c’è una parte di tribuna intitolata a lui, mentre appena al di fuori si trovano una statua e una via con il suo nome. Insomma, una leggenda del football mondiale nonché il simbolo per eccellenza dei Red Devils, i diavoli rossi di Manchester. Una squadra che grazie a lui ha raggiunto picchi di successo elevatissimi e costanti, lasciando segni profondi nel calcio britannico ed europeo.

Ripartenza.

L’autobiografia ci ricorda che Ferguson è stato anche un ottimo attaccante nel campionato scozzese, in cui ha segnato più di cento gol. Sempre in patria ha cominciato ad allenare: East Stirlingshire, St. Mirren, Aberdeen ed un’annata alla guida della sua nazionale, prima di trasferirsi in pianta stabile in Inghilterra. Tutto il resto, come si suol dire, è storia. Di questa storia, Fergie decide di raccontarci soprattutto la seconda parte, dalla stagione 1999-2000 in poi. Una vera e propria ripartenza per lui, che ad inizio millennio aveva seriamente pensato di ritirarsi: «Avevo come l’impressione, dopo la magica vittoria della Champions League ’99, di aver raggiunto l’apice». Il libro, intervallato da due belle raccolte di immagini, ripercorre gli highlights più recenti dell’era-Ferguson, anche se non mancano i riferimenti al passato più remoto. Il racconto non procede in ordine rigorosamente cronologico: ogni capitolo è dedicato ad un tema specifico (una vittoria, un personaggio, un concetto) e da quello spazia, con salti indietro nel tempo o divagazioni varie ed eventuali.

Fotografie.

È un po’ come se fossimo seduti in salotto con Sir Alex e lui ci mostrasse le sue fotografie in ordine sparso: Beckham, Cristiano Ronaldo, Rooney ma anche la famiglia, i giornalisti e gli arbitri fino a Mourinho, Wenger e il Liverpool. Per chi se lo chiedesse, la palma del “cattivo”… non spetta a Beckham, con cui Ferguson ebbe più di un diverbio, ma è condivisa fra altri due calciatori d’alto livello. In generale, il manager scozzese non lesina critiche a colleghi o avversari, ma alla fine nel suo libro troviamo molti più ringraziamenti che frecciatine velenose. A dire il vero c’è anche qualcosa che non troviamo. Per esempio un focus su Eric Cantona, il cui nome rimbalza per tutto il racconto ma non viene mai approfondito, così come la prima parte dell’esperienza a Manchester. Del resto, come ben sanno gli appassionati, mentre passavano i Cantona, i Beckham e i Cristiano Ronaldo, Sir Alex Ferguson è sempre rimasto al suo posto, sulla panchina di Old Trafford. In fondo, si è guadagnato il diritto di scrivere un’autobiografia a modo suo…  

Perché leggere La mia vita di Alex Ferguson:

perché se siete affamati di calcio è un libro molto… “nutriente”; perché vi farà riassaporare tanti episodi e personaggi dell’era Ferguson.


Titolo: La mia vita
Autore: Alex Ferguson
Editore: Bompiani
Anno: 2013 (riedizione 2019)
Pagine: 455

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