Come la città di Valencia vive il calcio


Claudio Ranieri è l’uomo che ha cambiato mentalità ad un’intera città fino a quel momento legata ad un’idea di pallone più estetico che efficace, e l’ha proiettata verso i primi grandi successi. Fermi tutti però, per una volta non parliamo del Leicester. Il mister del Testaccio è infatti uno dei grandi protagonisti del libro Fútbol alla valenciana: un’introspezione che Alfonso Fasano ci offre del fenomeno pallonaro all’interno della Comunitad Valenciana. Realtà quella valenciana che dalla fine degli anni ‘90 si è presa con forza lo scettro di terzo polo calcistico di Spagna (dopo Madrid e Barcellona), battagliando con la Galizia del Deportivo La Coruna. E all’interno di questa mutazione fondamentale è stato il biennio 1997-99 con Ranieri al timone. Il libro di Fasano però non è solo un excursus storico e aneddotico del calcio a Valencia (con un obbligato e curioso approfondimento sugli anni in panchina di Hector Cuper), ma è anche uno strumento per conoscere la città da un punto di vista sociale, folkloristico, storico ed architettonico. Ecco che quindi la narrazione di ogni capitolo procede seguendo veri e propri “percorsi” che dalla città portano al campo. Così la collocazione del Mestalla all’interno del contesto urbano viene descritto con la stessa specificità con cui si ricordano le Torres de Serrans, il sacro Graal e la paella. Fasano ci regala in tal modo un quadro completo di quello che è Valencia come città del calcio, portatrice di una storia che è affermata in prima battuta dai suoi stessi cittadini (e tifosi).

Il Levante.

Ma Valencia non è soltanto il Valencia con il suo “murcielagos” (il pipistrello stemma del club che ricorda la cacciata degli arabi della città da parte di Jaume I) e la CN10 (la parte di curva dedicata all’idolo Mario Kempes e gemellata con la Curva Nord di San Siro), perché nella città c’è anche il Levante, la squadra dei “poblados marinos” (il popolo del mare). La rivalità fra i due club non è infuocata come in quasi tutte le stracittadine del mondo ed anzi i derby sono vissuti con grande rispetto e gioia (pensate che il Levante, che veste magliette rosse e blu, per una stagione come maglia da trasferta ha indossato una divisa con i colori del Valencia…). Fasano entra nelle pieghe della storia ultracentenaria del Levante: elogiando la nuova linea sposata dal club che nelle ultime stagioni ha monetizzato le cessioni (vedasi Keylor Navas o Lerma) non più per una mera sopravvivenza, ma investendo nel brand, nello scouting e nel miglioramento delle strutture a disposizione (così si è riusciti ad arrivare per la prima volta a disputare le coppe Europee e a vincere al Bernabeu dopo anni). L’autore poi ci racconta una delle storie più incredibili di sempre: quando nel 1981 Johann Cruijff, di ritorno dall’esperienza negli USA, si accasò per 4 mesi proprio al Levante.

Tra Romario e Benitez.

La narrazione di Fasano si arricchisce ulteriormente di elementi sorprendenti e ritratti di campioni quando i riflettori si spostano sul Mestalla. L’autore infatti documenta il cambiamento della mentalità calcistica del Valencia: da funambolica e schiava di un talento spesso fine a sé stesso (campioni come Romario, Ortega e Penev, sono esempi di quello che l’autore definisce «la schizofrenia del valencianismo»), a vincente, di squadra e compatta. Partite come il 3-4 al Camp Nou (dopo essere stati sotto 3-0 fino al 63esimo) o un 6-0 contro il Real Madrid sono i primi mattoncini che Ranieri mise per le affermazioni di Cuper e Benitez (l’uomo dell’impennata definitiva nella gestione del gruppo e dei risultati conseguiti). Vittorie dove il talento, presente in giocatori come Aimar, Mendieta e Lopez, era “sottomesso” al bene del gruppo. Fasano ha un’intuizione geniale da un punto di vista narrativo: utilizza il racconto di Amedeo Carboni per descrivere nel profondo questo cambiamento. Carboni non è una scelta casuale: è il capitano di 1.000 battaglie ma è soprattutto il trait d’union tra Ranieri (sotto il quale si afferma), Cuper (con cui sbagliò il rigore nella finale di San Siro del 2001) e Benitez (con cui da capitanò alzo la Coppa Uefa 2004). Ranieri, Carboni e Fasano quasi a sottolineare l’importanza italiana in quel di Valencia.

Perchè leggere Fútbol alla valenciana di Alfonso Fasano:

perché i capitoli sul trasferimento di Cruijff al Levante e su «cosa sarebbero stati Cuper ed il Valencia» se avessero vinto almeno una finale di Champions League, sono le vette narrative di un libro gustosissimo.



Titolo:
Fútbol alla valenciana
Autore: Alfonso Fasano
Editore: Les Flaneurs Edizioni
Anno: 2019
Pagine: 136

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