La carriera dello svedese al microscopio

Bisogno di raccontare.

Forse non c’era un reale bisogno “pubblico” di questo libro (Ibra. Essere Ibrahimovic, edizioni Diarkos). Perché su Zlatan Ibrahimovic, calciatore svedese classe 1981, si è già scritto e si continua scrivere moltissimo. Lui stesso ha pubblicato addirittura tre autobiografie (Io, Ibra nel 2011, Io sono il calcio nel 2018, Adrenalina nel 2021). Giornali e siti sportivi parlano continuamente di lui, qualsiasi sua azione (in campo, ma anche fuori) diventa una potenziale notizia da prima pagina. Anche a quarantun anni. L’autore di questo testo, Andrea Romano, è giornalista e quasi coetaneo di Ibra. Dunque ha vissuto sulla propria pelle l’influenza di questo straordinario atleta. E forse ha ragione, quando scrive che «Il bisogno che gli altri hanno di raccontare Ibra è secondo solo al bisogno che Zlatan ha di raccontare se stesso». Cioè: Ibrahimovic, nel corso della sua lunga carriera, si è costruito un’immagine ed anche una auto-narrazione, parlando più volte di sé stesso.

Una macchina.

Non solo nei suoi tre libri, ma anche in diverse apparizioni pubbliche: ancora oggi, non sono rari i momenti televisivi in cui si auto-cita usando la terza persona (“Zlatan ha fatto questo”, “Zlatan ha detto quest’altro”, “Zlatan è così”…). Così facendo, lo svedese di padre bosniaco e madre croata è diventato una macchina. Anzitutto in campo, dove il suo carattere sommato alla sua immensa tecnica lo ha portato a raggiungere vette altissime. Ma anche a livello mediatico: come dicevamo, lui fa sempre notizia. E dunque tutti vogliono parlare di lui. Scrivere di lui. Anche poco dopo l’uscita della terza autobiografia, che anzi può trasformarsi in un nuovo punto di partenza per allargare le riflessioni sul personaggio. Esattamente come ha fatto Andrea Romano, il quale ha utilizzato fonti diverse: non solo le testimonianze “dirette” dello svedese, ma anche vecchi articoli di giornali (pure stranieri, senza dubbio un merito) ed altri libri che, più in generale, illustrano la mentalità dei campioni sportivi. Perché di questo si tratta: un atleta gigantesco e davvero unico nel suo genere, capace di affermarsi continuamente.

Effetto Zlatan.

Nel 2016, Romano aveva indagato un’altra figura simile, quella di Eric Cantona (The King, Giulio Perrone Editore). Ora, con Ibrahimovic, il suo obiettivo è anzitutto «tratteggiarlo raccontando quello che lo circondava e gli sconvolgimenti che ha portato nei club (e nei campionati) in cui ha giocato». Missione compiuta, si può dire, perché l’ “effetto Zlatan” viene ben spiegato in tutte le tappe del suo percorso. Malmo, Ajax, Juventus, Inter, Barcellona, Milan, PSG, Manchester United, Los Angeles Galaxy, ancora Milan. Il racconto di Andrea Romano passa attraverso vent’anni di calcio e ci mostra, di volta in volta, i segni lasciati dal ciclone Ibra. I motivi per cui spesso ha funzionato e per cui, in alcuni casi, è andata meno bene. Le ragioni che hanno spinto l’attaccante a certi comportamenti. Tutto espresso in una scrittura sintetica ma non superficiale, che sembra spesso centrare il punto pur non risultando, per forza di cose, quasi mai del tutto nuova. Se dunque il tema vi interessa, e se non avete mai letto un libro su Zlatan, provate con questo: offre gli spunti per inquadrare il soggetto nella sua complessità.

Perché leggere Ibra. Essere Ibrahimovic di Andrea Romano:

perché ci offre una buona panoramica, partendo da Ibrahimovic ma legandovi bene gli elementi di contorno: compagni, allenatori, avversari, giornalisti…


Titolo: Ibra. Essere Ibrahimovic
Autore: Andrea Romano
Editore: Diarkos
Anno: 2022
Pagine: 438

1 commento

  1. Anonimo in 20/11/2023 il 1:56 pm

    Bella Ibrahim ti amo



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