Voli e cadute di Rinat Dasaev

«Ambasciatori di un mondo che stava finendo, hanno vissuto la gloria e la caduta calcistica a cavallo tra due ere: quella della perestrojka e il turbo-capitalismo della Russia degli Anni Novanta».


Con il libro dedicato al secondo più grande portiere della storia calcistica della Russia, Fila 37 cerca di rimettere lo sport nel duttile ruolo di lente di ingrandimento storico-sociale. C’è da sottolineare il lavoro svolto dalla casa editrice che ha creato un’apposita collana, chiamata Distinti, che, come si può leggere nel retro della copertina, «è dedicata alla buona letteratura sportiva, allo sport come fatto sociale e alla vita che gli gira intorno, tra società, politica, economia, poesia e sogno». Affidandosi alla penna del giornalista Romano Lupi, già autore di un testo su Jašin, Šostakovic e, per la stessa Fila 37, di Futbolstrojka. Il calcio sovietico ai tempi della perestrojka (2015), le premesse di un testo che portasse avanti di parallelo le vicende di campo con le evoluzioni politiche e sociali c’erano tutte. Eppure, nonostante la consueta impaginazione semplice e chiara, Prologo ed Epilogo appaiono due parti che aprono e chiudono una vicenda che non riceve consistenza dal resto della narrazione. Terminato il libro sembra di conoscere qualunque cosa del Dasaev calciatore, con tutto ciò che si trova a corredo (premi, grandi parate e errori grossolani), e di sentirsi poveri sul personaggio. Verrebbe da pensare che la scelta di Lupi sia stata quella di eliminare ogni possibile effetto wow alfine di offrire un testo che analizza la vita di uno sportivo in maniera scientifica. Lo stile comunicativo sposato appare quello della tesi di laurea storica, supportata dall’avvertenza iniziale con la guida alla traslitterazione delle parole russe (già vista in altri libri della fila 37), dalle pertinenti note a piè di pagina e dalla precisa bibliografia finale. Tutto estremamente utile per calarsi nell’argomento, ma forse eccessivamente didascalico.

Il protagonista.

Il testo di Lupi ha un chiaro obiettivo: rendere giustizia ad uno dei più grandi portieri del ‘900 che è passato alla storia nell’ombra di Jašin e, soprattutto, per essere stato quello che ha raccolto nella sua porta il capolavoro balistico di Marco Van Basten nella finale degli Europei del 1988. Il libro infatti ci offre uno spaccato di uno sportivo che ha diviso la sua carriera tra due grandi amori: lo Spartak Mosca e la nazionale sovietica. Proprio l’amore per quella maglia rossa della nazionale è il vero motore che, secondo Dasaev, ha portato per parecchi anni (specialmente negli anni ‘80) giocatori che guadagnavano molto poco a tener testa alle migliori compagini europee sia a livello di club che di nazionale. L’artefice di questo “miracolo rosso” è stato il Colonnello Valery Lobanovsky, storico allenatore della Dinamo Kiev (con cui vinse due Coppe Uefa) e appunto dell’URSS. Con lui Dasaev ha offerto il meglio di sé in termini di prestazioni, ma ha anche subito feroci critiche dallo stesso tecnico. Il personaggio Lobanovsky, il tema dell’attaccamento alla maglia della nazionale per gente sottopagata rispetto ai colleghi europei o quello delle frontiere aperte per i calciatori russi sono aspetti toccati soltanto marginalmente che intersecano la carriera e la vita di Dasaev ma non sono oggetto di approfondimento da Lupi. Sono diversi i filoni narrativi direttamente connessi con il campo che vengono presentati ma sempre in maniera parziale. Il drammatico finale di carriera di Dasaev, passato in quel di Siviglia (dove venne accolto da migliaia di tifosi e da una partita inaugurale nel bel mezzo della stagione sportiva), ci trasmette l’impressione di un uomo che, dietro le certezze garantite tra i pali (nel 1988 fu eletto miglior portiere del mondo), portava con sé tante fragilità nascoste fin troppo dalla comfort zone offertagli dallo Stato Sovietico. Anche quest’ultimo spunto è abbozzato dall’autore come una pennellata che probabilmente necessitava di più colore.

Perché leggere Il portiere di Astrachan’. Voli e cadute di Rinat Dasaev:

perché la meticolosità e la precisione con cui sono raccontate le partite dell’URSS del colonnello è da lavoro storiografico di primo livello.


Titolo: Il portiere di Astrachan’. Voli e cadute di Rinat Dasaev
Autore: Romano Lupi
Editore: fila 37
Anno: 2019
Pagine: 183

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