La rinuncia come stile di vita

Pioniere inimitabile.

Reinhold Messner è un’indiscussa autorità mondiale nel campo dell’alpinismo. Le sue imprese lo collocano ai vertici di una disciplina a cui ha dedicato tutta la vita e a cui ha impresso il suo stile, le sue scelte, la sua passione. Molte sono le pubblicazioni che ne testimoniano l’incredibile curriculum. I chilometri percorsi, le conquiste, le scoperte, le altezze raggiunte. Messner ha toccato le cime delle montagne più alte, ha attraversato deserti (Sahara e Gobi) e calotte glaciali (Antartide e Groenlandia), aperto nuovi percorsi e si è cimentato in una infinità di avventure. Carattere risoluto il suo, abituato alla fatica e temprato al sacrificio. Il suo ennesimo libro, Il senso dell’inutile, scritto con la moglie Diane, è un’attestazione di quanto realizzato. Più precisamente, è il racconto dell’infanzia e di altri momenti di vita familiare. Con sullo sfondo le numerosissime esperienze di scalatore. Compresa la tragedia riguardante suo fratello Gunther, che lo ha segnato per sempre, senza però demotivarlo o distoglierlo dai rischi delle scalate. Il testo – ben scritto, benché con qualche ripetizione di troppo – ha un tono molto intimo e riflessivo. L’età che avanza, la moltitudine di peripezie vissute, di persone incontrate, di scenari contemplati, urgevano dentro l’alpinista, reclamando una rivisitazione. Nuova sintesi e nuova luce. Proponendosi con nuovi significati e nuove angolazioni.

Utilissima “inutilità”.

La prima parte del libro si dilunga sui ricordi e sulle occupazioni dell’autore quand’era ancora bambino: con gli altri otto fratelli, era chiamato a collaborare direttamente alle faccende di casa. Messner confessa la precoce decisione di seguire il proprio istinto di esploratore, più che quella di essere uno studente modello a caccia di un titolo di studio e di una laurea. La sua vivacità intellettuale avrà comunque modo di nutrirsi, nell’arco della sua esistenza, entrando in contatto con la saggezza e le culture delle più svariate popolazioni della terra. La curiosità ha dominato e conquistato la sua anima: lo ha spinto su sentieri inesplorati, lo ha condotto ripetutamente in cima al mondo e contemporaneamente nelle profondità di se stesso. Solo in apparenza ha inseguito l’“inutilità” di cui parla nel titolo; al contrario, ciò che andava realizzando, era proprio quello che dava senso alla sua vita e qualità ai suoi progetti. Certo, il suo non è stato un percorso “normale” o “come tutti gli altri”.

Rinuncia come metodo.

Non c’è mai stata, da parte di Messner, la ricerca della produttività, dell’efficienza, del reddito. Ma solo la fiducia data al proprio intuito, al proprio talento, alla propria indole. Forgiata sull’essenzialità, sulla sobrietà, sulla moderazione. Tesa all’appagamento come pienezza ed equilibrio, non come eccesso e accumulo. Ecco perché si sofferma sul tema della rinuncia. Saper rinunciare per essere più leggeri, voler fare a meno del superfluo perché il passo sia più spedito, sapersi accontentare per gustare fino in fondo ciò che si ha e ciò che si fa. La rinuncia come principio ispiratore delle proprie giornate e dei propri comportamenti. Questo ha permesso a Reinhold di raggiungere i propri obiettivi e la propria realizzazione. Che si trattasse delle rinunce forzate agli agi e alle comodità, o di quelle volontarie relative alle attrezzature tecniche (addirittura alle bombole di ossigeno) e alle vie già tracciate da altri nell’affrontare escursioni ed esplorazioni, l’importanza della scelta era la stessa: farne il senso del proprio agire e lo stile della propria persona. Non a caso, “senso” e “rinuncia” sono le parole e i concetti maggiormente presenti e ribaditi nella prima parte del libro.

Sguardo al futuro.

La seconda parte è ancora più confidenziale e rivelatrice. In punta di cuore Diane Messner, la moglie, presenta la personalità del suo uomo, la loro convivenza, la loro quotidianità, gli interessi comuni. Sono pagine affettuose, colorate dagli sguardi sugli incantevoli panorami delle loro spedizioni. Chiude il volume una sezione più ecologica, in cui Messner rappresenta e commenta quanto è sotto gli occhi di tutti: il business ha fagocitato l’alpinismo rendendolo fenomeno turistico di massa e privandolo della sua unicità, oltre che del suo valore. Il consumismo e lo scriteriato sfruttamento delle risorse ha ormai raggiunto livelli preoccupanti. La natura è spesso violentata, la società è diventata scialacquatrice dei beni a disposizione. I cittadini si riempiono la bocca di slogan ambientalisti senza che ci sia vera e concreta attenzione – nel particolare microcosmo di ciascuno – alla tanto decantata sostenibilità. Però Messner sembra essere tutt’altro che sconsolato e pessimista. Si rivolge con fiducia alle giovani generazioni per lanciare loro il suo incoraggiamento: «Siate ossessionati dall’orizzonte!». L’invito che l’alpinista ci rivolge è quello di considerare la vita come un’opportunità. Inventare ognuno il proprio sentiero e non ripercorrere quelli già battuti da altri, specie se si rivelano fuorvianti e conducono a derive controproducenti. Puntare alle cime innevate, per evitare di camminare sull’orlo dell’abisso… Questo il senso – espresso con parole nostre – del suo invito. Che sia anche il messaggio e la finalità del suo libro?

Perché leggere Il senso dell’inutile di Reinhold Messner e Diane Messner:

perché, in sintesi, tratta la filosofia di vita dell’illustre scalatore; perché presenta e trasmette i valori fondanti delle sue imprese e della sua esistenza; perché offre un invito a vivere in maniera personale e profonda, oltre che rispettosa della natura.


Titolo: Il senso dell’inutile
Autore: Reinhold Messner e Diane Messner
Editore: Solferino
Anno: 2022
Pagine: 282

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