L’autobiografia della tennista russa

Ci sono una palla da tennis, un padre alquanto esigente da un punto di vista umano e sportivo verso il protagonista della storia e Nick Bollettieri… se avete già sentito parlare di questi tre elementi, abilmente amalgamati assieme in una storia di sport e vita, sappiate che non stiamo parlando di Open di Andre Agassi.

Inarrestabile. La mia vita fin qui è la storia dell’incredibile vicenda umana di Maria Sharapova, la plurivincente tennista russa che alla tenerissima età di 8 anni prende un biglietto di sola andata destinazione Stati Uniti d’America perché il padre, il signor Jurij Sharapov su suggerimento di Martina Navratilova, è fermamente convinto di avere tra le mani il futuro del tennis mondiale femminile.

L’ombra del padre.

Questa convinzione forzata del genitore, che procede comunque parallela al sincero affetto ed al costante sacrificio da parte del genitore a lei più vicino (la madre infatti resterà in Russia fino a quando le quasi nulle finanze famigliari non le permetteranno di raggiungere Masha e Jurij negli USA), è il tratto comune dell’approccio di Maria al tennis. Un continuo peregrinare tra accademie tennistiche con la speranza di convincere il proprietario, a colpi di dritto e rovescio, di concedere una borsa di studio (possibilmente a copertura totale) per Masha ed un lavoro come magazziniere per Jurij.

Il talento e l’abnegazione di Maria (che quotidianamente si allenava in Accademia e con il padre sacrificando gli studi) si scontrano con la dura realtà delle scuole tennis all’americana che pullulavano di ragazze di famiglie ricche pronte a squadrarti dalla testa ai piedi e a giudicarti per la tua estrazione sociale. E per una ragazza che veniva da Sochi ad inizio anni ’90 (l’esplosione di Chernobyl nel 1987, anno di nascita di Maria, costrinse Jurij a trasferirsi) ciò non dev’essere stato facile.

Il “fenomeno” Sharapova.

I primi successi, il paragone con gli astri nascenti del tennis femminile (le sorelle Williams) e le sponsorizzazioni sono ciò che dà il via alla luminosa carriera della Sharapova. Con un unico punto fermo: Jurij! Uno che convince Maria a restare destrorsa perché lo ha letto sull’oroscopo. Uno che decide, una volta arrivato il suo momento, di farsi da parte passando da padre-allenatore a personaggio estraneo alla carriera della figlia (il tanto agognato Roland Garros, quello del 2012, non lo vedrà nemmeno spettatore alla finale vinta).

Ma se la prima parte della narrazione ci racconta la formazione di Masha, nella seconda parte emerge di prepotenza il “fenomeno Sharapova”: fenomeno sportivo (con il primo trionfo a 17 anni a Wimbledon) e fenomeno mediatico (la sua bellezza e le sue storie non possono passare in secondo piano). Si va dalla descrizione del trionfo inglese, pronosticatogli dal “tanto amato” Juan Carlos Ferrero, fino alla vittoria su terra rossa al Roland Garros, passando dall’infortunio al tendine della spalla che, a detta di Masha, gli ha segnato la carriera. In mezzo la storia con Saha Vujacic, cestista desideroso di affermare sempre la propria popolarità in confronto a quella della tennista russa, e il corteggiamento avuto da parte del collega Grigor Dimitrov. Qui la costante è la tempra di Maria, una ragazzina divenuta donna che ha ben chiaro l’obiettivo dei sacrifici fatti da quando era una bambina: vincere sempre!

Il meldonium.

Tutto fino all’incontro-scontro con il Meldonium, il farmaco che ha condannato Maria a 15 mesi di inattività. La Sharapova descrive meticolosamente quei momenti: l’impatto e la sorpresa (in quanto Maria assumeva il farmaco da quando era giovane proprio perché in Russia è tra i medicinali più comuni), la fuga degli sponsor, la distanza presa dagli amici, il processo, le nuove scelte di vita (tra le quali un breve tirocinio svolto con Adam Silver, commissioner della NBA) fino alla sentenza del Tribunale arbitrale dello Sport di Losanna. E qui viene fuori Maria nell’essenza del libro: una donna forte e formata da una vita difficile che pensa a giocare «finché buttano giù le reti. Finchè non bruciano le racchette. Finchè non la fermano. E voglio vedere chi ci prova». Inarrestabile!

Perché leggere Inarrestabile di Maria Sharapova:

Se la prima parte sembra una brutta copia di Open, nella parte restante del libro la forza e la convinzione di Maria ti ribaltano completamente la prospettiva. Capolavoro!



Titolo:
 Inarrestabile. La mia vita fin qui
Autore: Maria Sharapova
Data di pubbl.: 2018
Casa Editrice: Einaudi
Pagine: 273

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