Vita, morti e miracolosi gol di Antonio Bacchetti partigiano-calciatore

Parte in quarta, l’ultima fatica del milanese Sergio Giuntini, rimasta per quasi dieci anni nel cassetto in attesa di un editore. Lo storico dello sport accosta le figure notissime di George Best e di Diego Armando Maradona, calciatori “irregolari” e anti-sistema per eccellenza, al protagonista di questo libro. Ma se vi aspettate un’opera storica in senso scientifico, oppure una facile operazione di storytelling sportivo, rimarrete delusi oltre che travolti dalle centinaia di statistiche che l’autore sciorina ad ogni pie’ sospinto, per dare giustamente un po’ di “carne” storiografica alle decine di calciatori citati, sportivi quasi tutti in qualche modo implicati, da una parte o dall’altra della trincea, nella Guerra di Liberazione (1943-1945). Giuntini è attualmente vicepresidente della Società Italiana di Storia dello Sport (SISS): con O’ Cammello ci propone un percorso che si svolge in un’Italia calcistica oggi poco conosciuta, perché sempre fagocitata dal fantasma del Grande Torino. 

Totò.

Sono gli anni Quaranta e gli anni Cinquanta, quelli che il centrocampista Antonio Bacchetti (Codroipo, 1923 – Udine, 1979) spese attraversando in lungo e largo la Penisola, prediligendo squadre di provincia come il Potenza, il Savoia di Torre Annunziata, l’Atalanta, il Brescia, l’Udinese e il Crotone. Nel suo girovagare, Bacchetti riuscì anche per poco a mettere il naso nel calcio che contava, giocando una stagione dell’Inter (1948/1949) e soprattutto un paio d’anni nel Napoli (1950/1952), divenendo nella prima stagione l’idolo della curva partenopea, con tanto di battuta (apocrifa, veniamo a scoprire) di Totò, interpellato da Eduardo De Filippo circa la compilazione della schedina del Totocalcio: «Napoli-Inter, cosa mettiamo?» «Bacchetti gioca?» «Sì» «Allora metti uno!». 

Omicidi.

Giocatore anarchico, entrato non a caso in rotta di collisione a Napoli per motivi disciplinari con l’ex gloria “nera” Eraldo Monzeglio (in quel momento allenatore della squadra), Bacchetti fu realmente un uomo di sinistra: durante la Seconda Guerra Mondiale militò in una formazione partigiana comunista, e negli anni successivi ricevette, con beneplacito di Enrico Berlinguer, un incarico politico da parte della Federazione Mondiale della Gioventù Democratica, allora con sede a Budapest. Soprattutto, Bacchetti subì due processi per omicidio: dal primo, legato ad un episodio resistenziale, si salvò anche grazie alla famosa amnistia di Togliatti, ma non ci fu niente da fare per il secondo, avvenuto quando ormai da anni aveva appeso le scarpe al chiodo e si era rimesso in gioco come talent scout nel nativo Friuli. Il movente lo lasciamo scoprire al lettore, così come le numerosissime pennellate grazie alle quali Giuntini riesce, grazie anche ad una notevole capacità affabulatoria (si intenda in senso positivo!), a rievocare un’Italia calcistica ormai scomparsa, e che pure fece innamorare molti, all’epoca.

Perché leggere ‘O Cammello di Sergio Giuntini:

per capire che anche noi in Italia abbiamo avuto dei “George Best”.


Titolo: ‘O Cammello. Vita, morti e miracolosi gol di Antonio Bacchetti partigiano-calciatore
Autore: Sergio Giuntini

Editore: Mimesis
Anno: 2020
Pagine: 168

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