Chiacchierata con gli autori di Favola Atalanta 

Fabio Gennari e Andrea Riscassi sono due “giornalisti di strada” nel senso più bello del termine. E poco importa che si occupino di sport. Macinano chilometri e chilometri ogni settimana dietro un pallone che rotola, raccontandone aneddoti e realizzando cronache per carta stampata e televisione. Il primo, classe ’79, collabora con PrimaBergamo e Tuttosport e ha reso la sua fede atalantina un marchio di fabbrica; il secondo, classe ’67, lavora per Rai Sport e dopo anni di politica e cronaca è diventato l’inviato al seguito di Nazionale Under 21 e Atalanta. Insieme hanno scritto Favola Atalanta (qui la nostra recensione, Laurana Editore, pp. 203, 2020), libro che racconta l’ascesa della formazione orobica iniziata quattro anni e mezzo fa sotto la guida di Gian Piero Gasperini. Ne abbiamo parlato insieme.

Fabio e Andrea, siete tra i primi ad aver messo “su carta” un’avventura che probabilmente resterà nella storia del calcio. Il libro è una conseguenza di questa presa di coscienza o ve ne siete resi conto mentre scrivevate?

Fabio Gennari (FG): «Personalmente, ci stavo pensando da un po’, ma non avevo mai scritto un libro prima. Non sapevo da dove partire. Poi, la sera prima di Atalanta-Valencia (era il 18 febbraio), Andrea mi ha mandato un messaggio vocale proponendomi di scrivere insieme Favola Atalanta. Ho detto subito di sì. La verità è che senza di lui non mi sarei mai avventurato in una cosa così grande».

Andrea Riscassi (AR): «Il libro è nato un po’ per caso grazie all’amicizia che mi lega a Fabio e che si è creata in tante trasferte al seguito dell’Atalanta, specialmente quelle all’estero. Personalmente, mi ero reso conto a inizio anno di stare vivendo dentro una favola, di essere un fortunato testimone di qualcosa che non avevo mai visto. Lo 0-7 a Torino, come lo 0-3 a Kharkiv, sono momenti per me davvero indimenticabili di un cammino esaltante. Prima della sfida col Valencia ho mandato un messaggio a Fabio dicendo che non potevamo non raccontare quanto avevamo visto in questi anni di Atalanta a guida Gasperini. La vittoria di San Siro contro gli spagnoli negli ottavi di andata di Champions League ha dato il definitivo là alla scrittura, e indubbiamente il drammatico primo lockdown che ha costretto tutti a casa ha dato una buona mano a realizzare il volume. È stato per entrambi anche un motivo per concentrarsi su una cosa bella, per guardarsi indietro e per sperare di uscire presto da quella situazione».

È impossibile non notare come il libro, sin dalle prime pagine, trasudi passione. Soprattutto “tifosistica”. Non pensate che questo possa essere un po’ un limite?

FG: «Per me, raccontare l’Atalanta senza farsi trasportare dalla passione e sperando di ottenere un bel risultato è impossibile. Uno dei commenti più belli che ho ricevuto da amici è: “Il libro non racconta tutto, sarebbe impossibile. Però tocca tanti piccoli tasti, apre cassetti della memoria con uno spunto che permette al lettore di rivivere emozioni vecchie di mesi o anni”. Se questo tipo di libro porta con sé tutto questo, allora abbiamo vinto. Non è un libro “per” gli atalantini, è un libro “degli” atalantini. Un pezzo di storia messo nero su bianco».

AR: «Premetto che non sono un tifoso dell’Atalanta, anche se ormai, dopo tanti anni che seguo gli orobici, è ovvio che è scattata una grande sintonia. Non una “fede”, per usare termini religiosi che spesso si adattano al calcio, ma un entusiasmo per un tipo di gioco che difficilmente si è visto in Italia. Personalmente, non mi divertivo così allo stadio dai tempi del Milan di Sacchi. Non so se questo trasporto possa essere un limite. Ma immagino che il pubblico a cui ci rivolgiamo sia soprattutto quello dei tifosi atalantini».

Avete parlato del primo lockdown come di un momento importante per portare a termine Favola Atalanta. Ma quanto è stato, invece, un ostacolo? Se non ci fosse stata la pandemia, cosa avreste fatto di diverso? Più interviste, magari?

FG: «Il libro contiene tante cose che, forse, senza pandemia avremmo fatto in modo diverso. Ci sono cronache e interviste del passato contestualizzate al tempo in cui certi eventi sono accaduti. Ma mi piace il risultato finale, sono come tante istantanee di momenti che abbiamo raccontato. Alla fine è venuto come lo immaginavo. Nel lockdown abbiamo avuto tempo (purtroppo) di ricostruire quattro anni in poche settimane».

AR: «Probabilmente è vero, senza il virus avremmo potuto realizzare delle interviste. Ma è vero anche che, senza il lockdown, né Fabio né io avremmo avuto tutto quel tempo per metterci a scrivere il libro. Come sempre, le difficoltà tolgono e danno allo stesso tempo».

Quale momento, dei quattro anni di Atalanta che avete raccontato, meriterebbe secondo voi un libro a sé?

FG: «Senza ombra di dubbio la prima partecipazione all’Europa League, quella iniziata con Atalanta-Everton 3-0 il 14 settembre 2017 e finita con Atalanta-Borussia Dortmund 1-1 il 22 febbraio 2018. Gli occhi della gente, le tappe in autogrill verso Reggio Emilia o in aeroporto alle tre di notte mentre si aspettava il volo di ritorno verso Bergamo sono momenti che non mi scorderò mai…».

AR: «Più che un momento, sceglierei un tema: le tattiche di Gasperini. In questi quattro anni si sono dimostrate vincenti a livello italiano ed europeo e non a caso il mister ha avuto più di un riconoscimento per il lavoro svolto».

E quale personaggio invece, dei tantissimi che avete raccontato in questo libro, meriterebbe secondo voi un libro a sé?

FG: «Forse Robin Gosens. Fino a pochi anni fa giocava nei dilettanti e ora è arrivato a una manciata di minuti dalla semifinale di Champions League. Antidivo, serissimo, capace di essere felice con le cose semplici. Una storia bellissima la sua».

AR: «Nel libro, chiuso ai primi di agosto a cavallo della semifinale di Champions solo sfiorata, abbiamo trattato coi guanti la vicenda Ilicic. Forse la storia del giocatore sloveno meriterebbe da sola un volume».

A proposito di Champions League: il libro si apre con una sorta di lettera ad Andrea Agnelli. Secondo voi, a distanza di tutti questi mesi, il presidente della Juventus ha cambiato idea sull’Atalanta inserita tra le grandi del calcio mondiale nonostante una storia non proprio da “grande”?

FG: «Non ne ho idea e, francamente, poco importa. Quella parte del libro è un capolavoro di ricerca: dettagliata e precisa. Siamo riusciti a dire tante cose senza mai mettere in bocca né a me né ad Andrea una sola parola. Sono state riprese e utilizzate semplicemente le dichiarazioni di tanti addetti ai lavori che, di fatto, rispondevano ad Agnelli».

AR: «Sinceramente, non credo…».

Voi che la seguite da vicino da anni, avete capito dove può arrivare questa Atalanta? Riuscirà a restare al top anche tra anni, magari quando se ne andranno i protagonisti di queste fantastiche annate?

FG: «Esiste un calcio bergamasco targato Atalanta a.G. (ante Gasperini) e uno p. G. (post Gasperini). L’Atalanta è possibile che torni in basso, così come che resti in alto. Il fatto, la vera rivoluzione, è che ora lo sappiamo: con l’allenatore giusto e la filosofia “Made in Bergamo”, si può fare calcio ad altissimi livelli. E questo rimarrà per sempre».

AR: «Difficile fare previsioni in questo periodo. Godiamoci il momento e vediamo quando finirà questo ciclo. Perché l’importante è, come dice sempre il presidente Antonio Percassi, mantenere la categoria. Qualcuno sta vedendo delle piccole crepe nell’Atalanta di Gasperini già quest’anno, dopo un inizio di stagione non brillantissimo, ma personalmente credo che il tecnico sarà capace di risollevare la Dea. Del resto, non è il primo inizio di stagione così: il Gasp ci ha abituati a clamorose rimonte».

Vi ho definiti entrambi giornalisti “di strada”, professionisti che da anni macinano chilometri e chilometri su e giù per l’Italia raccontando il pallone. Com’è andata la metamorfosi da giornalisti a scrittori? L’impressione è che abbiate voluto mantenere la vostra impronta giornalistica nella narrazione.

FG: «Non mi sento minimamente uno scrittore, sono un semplice giornalista che ha la fortuna di poter scrivere di quella che è anche la sua passione. Sono fortunato e facilitato, se così vogliamo dire. Per questo motivo il libro non poteva che contenere quello che ho visto, sentito, toccato e percepito durante i migliaia di chilometri che ho percorso al fianco dell’Atalanta. Quindi la tua impressione la vivo come un complimento di valore assoluto».

AR: «Io qualche libro l’ho già scritto, ma è evidente che in Favola Atalanta si percepisca l’impronta giornalistica. Anche perché la cifra stilistica mia e di Fabio credo sia quella».

E da giornalisti, allora, qual è il vostro rapporto con la letteratura sportiva?

FG: «Sarò sincero: non ho un grande rapporto con la letteratura sportiva. Per me è molto più facile seguire trasmissioni e partite in televisione o dagli stadi. Sono più tipo da cronaca che da narrazione. Forse proprio per questo, stilisticamente, sono più “grezzo” e l’aiuto di Andrea è stato determinante per il libro».

AR: «Leggo tantissimi libri sportivi, soprattutto autobiografie o biografie. Non sempre, a dire il vero, sono libri interessanti, o magari lo sono solo in parte. Allo stesso tempo, però, ti offrono spesso spunti o chiavi di lettura a cui non avevi pensato. Quindi possono essere davvero utili. Sia per noi giornalisti che per gli appassionati di sport in genere».


Per leggere la recensione di Favola Atalanta clicca qui.


Titolo: Favola Atalanta. Bergamo alla conquista dell’Europa, tra sogno e realtà
Autore: Fabio Gennari e Andrea Riscassi
Editore: Laurana Editore
Anno: 2020
Pagine: 203

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