Matthias Sindelar, il campione che non si piegò a Hitler

Il caso.

Matthias Sindelar detto “Cartavelina” è argomento affascinante e delicato. Su di lui la storiografia ha tramandato certezze e misteri. Quel che sappiamo è che Sindelar è stato uno dei più grandi calciatori della storia: attivo dal 1921 al 1939, fu attaccante e leader dell’Austria Vienna e della nazionale austriaca. Paragonato, per caratura tecnica e prestigio internazionale, al nostro Giuseppe Meazza. Ancora incerte sono invece le circostanze della sua improvvisa morte, avvenuta il 23 gennaio 1939 ad appena 35 anni. Sindelar e la compagna Camilla furono rinvenuti senza vita nel loro appartamento di Vienna: si parlò di una fatale fuga di gas, ma rimangono in piedi ipotesi meno fatalistiche. Nello Governato, giornalista torinese morto nel 2019, è tornato sul caso con La partita dell’addio, libro pubblicato con Mondadori nel 2007. Un nota bene relativo all’autore: Governato infatti è un raro caso di ex calciatore e dirigente di Serie A convertitosi con efficacia alla carta stampata.

I fatti.

Il libro dedicato a Matthias Sindelar si presenta come un romanzo ma assume anche i contorni dell’inchiesta. Siamo nell’Austria di fine anni Trenta, invasa dall’esercito tedesco che nel marzo del ’38 completò l’annessione alla Germania nazista. La “partita dell’addio” si disputò pochi giorni dopo, il 3 aprile allo stadio di Vienna, il mitico Prater: i tedeschi concessero al grande Wunderteam un’ultima amichevole, prima d’inglobarlo nella propria nazionale come da programmi. Gli austriaci esibirono la loro forza vincendo 2-1, Sindelar segnò un gol e poi si spinse ancora più in là non eseguendo il saluto nazista a fine gara. Da quel momento entrò ufficialmente nei radar della Gestapo, la polizia segreta del Reich, e circa nove mesi dopo morì nelle contingenze cui abbiamo accennato. Fatti e misfatti che hanno ispirato il racconto di Governato il quale si è recato anche sul posto, nella capitale austriaca, per approfondire le ricerche e raccogliere testimonianze.

I volti.

Il romanzo risulta ben scritto, pur con qualche passaggio più pesante dal punto di vista stilistico; notevoli invece gli stralci paesaggistici che stimolano l’immaginazione aiutando il lettore ad immergersi nella lettura. I personaggi principali sono pochi ma ben tratteggiati: c’è il grande amore, Camilla, insegnante italiana ed ebrea che incontra Sindelar ai Mondiali del ‘34. C’è Michael Schwarz, presidente dell’Austria Vienna e riferimento per Matthias anche oltre il rettangolo di gioco. E poi la minaccia nazista, che assume man mano un volto e un nome precisi: quelli di Peter Dolitte (nome fittizio? Non è chiaro), capo del reparto viennese della Gestapo. Attorno a loro ruotano figure più sporadiche ma significative come Karl Sesta, compagno ed amico di Sindelar e un altro poliziotto, Hans Muller, che tentò di supportare il campione in quei giorni d’angoscia. Infine lui, “Cartavelina”, uomo riservato e coraggioso ed artista del pallone troppo spesso dimenticato da chi è venuto dopo. La partita dell’addio lo riporta vigorosamente alla ribalta e si rivela un libro dall’intenso contenuto storico ed emotivo.

Perché leggere La partita dell’addio di Nello Governato:

perché ci permette di ricordare un grande calciatore non molto conosciuto; perché è un libro ben ambientato e coinvolgente



Titolo:
La partita dell’addio
Autore: Nello Governato
Editore: Mondadori
Anno: 2007
Pagine: 211

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