La storia del grande campione argentino di basket

Per molti ragazzi cresciuti ad inizio anni 2000 Emmanuel David Ginobili, per tutto il mondo cestistico Manu, è stato il secondo sportivo più famoso della storia di un paese con più di 40 milioni di abitanti come l’Argentina. Se però consideriamo che in termini di mediaticità e di talento (e tenete conto che stiamo parlando di un giocatore che di genio ne aveva parecchio), Ginobili non può nemmeno aspirare ad avvicinarsi a mostri sacri del calibro di Maradona e Messi capiamo di trovarci di fronte a qualcosa di pazzesco. La storia che Caianiello ci racconta è quella d’“El Narigon” (Il Nasuto) di Bahia Blanca: l’uomo che ha portato il basket in Argentina e uno dei più grandi esempi di uomo-squadra che si possano ricordare.

Argentina e Italia.

Bahia Blanca, l’Andino La Roja e l’Estudiantes sono l’introduzione al mondo della pallacanestro per il Gino: prima 1300 km lontano da casa per incantare (anche se nel corso della partita più importante fece un flop che ancora oggi si ricorda) e poi il ritorno a Bahia Blanca per incontrare Marianela. L’esperienza italiana di Manu viene trattata da Caianiello in modo straordinariamente formativo: Reggio Calabria con Montecchia sono gli anni dei primi assaggi di un basket più fisico e intelligente, mentre con la Kinder di Messina si arriva sul tetto d’Europa. Il secondo anno a Bologna, che poi è l’ultimo di Ginobili tra i “mortali”, rasenta la perfezione con due istantanee: la stoppata su Myers in finale scudetto e gara 4 di Eurolega (quella dove Flavio Tranquillo coniò «l’anguilla di Bahia Blanca»).

I trionfi in Nba con gli Spurs.

Descrivere Manu Ginobili e la sua avventura agli Spurs è tutto fuorchè complicato, anzi è come una barzelletta: ci sono un francese, un argentino, un caraibico e un signorotto americano. Risultato? 4 titoli di campioni NBA. Ma la storia di Manu in NBA non sono solo i titoli: sono i 5,2 secondi in campo contro l’idolo di sempre Jordan, è l’ossessione malefica del tiro di Ray Allen (quello che avrebbe dovuto spazzare via gli “speroni”), è la caccia al pipistrello contro Saramento ed è soprattutto l’avventura di una famiglia dove “il singolo è sempre arrivato dopo il gruppo”.

La generaciòn dorada.

La straordinarietà di Ginobili, che emerge in maniera prepotente dalla lettura del libro di Caianiello, è data dal fatto che, come giocatore, si è trovato ad essere protagonista di due delle più clamorose e vincenti gestioni di squadra degli ultimi 20 anni di basket: i San Antonio Spurs di Popovich e l’Argentina di Ruben Magnano. Scola, Oberto, Nocioni, Montecchia, Sanchez e Delfino sono i giocatori che hanno potuto beneficiare del lavoro del signor Nanjnudel (l’uomo che ha istituzionalizzato il professionismo nella pallacanestro argentina). È al 1984 che bisogna andare per trovare spiegazione alla palomita contro la Serbia e all’oro olimpico di Atene. Poi ovviamente per vincere tutto il resto, e battere due volte gli Stati Uniti zeppi di NBA, bisogna essere Emmanuel Ginobili.

Perché leggere Manu Ginobili di Edoardo Caianiello?

perché i racconti sulla Virtus generano stupore, quelli sugli Spurs incredulità e quelli sull’Argentina commozione. Insomma un viaggio alla scoperta di Emmanuel Ginobili è un’esperienza che vale sempre la pena fare.

Titolo: Manu Ginobili. Un bravo ragazzo
Autore: Edoardo Caianiello
Editore: Ultra
Anno: 2018
Pagine: 139

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