Storia e miseria di un campioncino senegalese

Amadou Gueye è un ragazzino senegalese di quattordici anni. Vive a Palo, cittadina a settanta chilometri dalla capitale Dakar, con i genitori e la sorella più grande. Adora il calcio e il suo idolo è… Dani Alves, il brasiliano, perché gioca nel suo stesso ruolo: terzino destro. Amadou sogna di seguirne le orme, si fa persino chiamare “Dani” dagli amici. Gioca tutti i giorni e il suo talento è evidente. Un giorno, a Palo arrivano due procuratori sportivi o sedicenti tali: sono un francese (George Fabre) e un senegalese (Idrissa). I due offrono ad Amadou l’occasione della vita: un viaggio in Francia per un provino con l’Olympique Marsiglia. Il ragazzo non sta nella pelle, i genitori si lasciano convincere, i due agenti fanno il resto: pochi giorni dopo Amadou è su un volo diretto in Europa. Non può sapere che non c’è alcun club ad aspettarlo.

Cronaca.

Non dire addio ai sogni è un romanzo ispirato a fatti reali: come recita la breve nota introduttiva, «almeno quindicimila ragazzi africani arrivano ogni anno nel Vecchio Continente col sogno di diventare calciatori professionisti. Solo uno su mille ce la fa». Amadou, il protagonista, va dunque a rappresentare tutti quei giovani che lasciano il proprio paese, illusi dalle promesse di veri e propri truffatori. L’autore definisce questa prassi, purtroppo ben consolidata, una «nuova forma di schiavitù». Il libro documenta con precisione la parabola degli adolescenti come Amadou: l’inganno, lo spaesamento in un posto sconosciuto, le organizzazioni criminali come unica ancora di salvezza. E poi la droga, le armi, il fanatismo religioso.

Contorni.

Ambientato ai giorni nostri, il romanzo ripercorre alcuni noti fatti di cronaca con gli occhi del protagonista. Che nel frattempo cerca di ritagliarsi un suo percorso facendo tappa prima a Marsiglia, poi a Nizza e infine in Italia, dove la storia comincia e si conclude. Il tutto, naturalmente, all’insaputa dei genitori che lo credono impegnato sui campi di calcio. Ma l’ora della verità dovrà arrivare prima o poi. Lungo il tortuoso tragitto Amadou cammina e cresce, si fa più sgamato, impara le leggi della strada e quelle del sesso. Attorno a lui ruotano diversi personaggi, tratteggiati un po’ sommariamente. Un po’ troppo, forse. Per esempio il procuratore-truffatore, George: all’inizio del quinto capitolo sparisce dalla vista del ragazzo, ma anche da quella del lettore. Mentre il protagonista incontra, conosce, fraternizza, si fidanza, chi gli parla ha spesso contorni definiti eppure sfumati, marcati ma passeggeri. Anche un po’ stereotipati, in alcuni casi. Solo i genitori e la sorella rimangono sempre presenti sullo sfondo, fino a rientrare prepotentemente in scena nel finale.

Rischio.

Lo svolgimento resta valido: fino in fondo vien voglia di sapere che ne sarà di Amadou, come i nodi verranno al pettine. Succederà tutto molto velocemente, forse – anche in questo caso – un po’ troppo. Il rischio insomma è che di questo libro rimanga più l’aspetto di denuncia che la trama. Chissà che non fosse anche questo l’intento dell’autore, il giornalista Gigi Riva, che si era ben distinto con la sua prima pubblicazione, L’ultimo rigore di Faruk (2016). Come il precedente, anche Non dire addio ai sogni ha il pregio di informare raccontando, in una cornice geografica molto ben ricostruita; la possibile “pecca” risiede invece nel fatto che la dimensione divulgativa rischia d’inglobare quella narrativa. Che in un romanzo rimane probabilmente la più attesa.

Perché leggere Non dire addio ai sogni di Gigi Riva:

perché è un romanzo che può ben rappresentare la parabola di tanti giovani extracomunitari; perché ci sono gli ingredienti per una buona lettura.


Titolo: Non dire addio ai sogni
Autore: Gigi Riva
Editore: Mondadori
Anno: 2020
Pagine: 217

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