Seconda raccolta di articoli di Giorgio Tosatti

Un sequel.

Prima di lasciare questo mondo nel febbraio 2007, il giornalista Giorgio Tosatti ha gettato le basi per un ultimo libro. Non è riuscito a completarlo ma i suoi parenti più stretti, in primis il fratello Marco, hanno portato a termine il lavoro. Circa un anno dopo in libreria è comparso Se questo è sport, sequel del volume pubblicato qualche anno prima (Tu chiamale, se vuoi, emozioni, 2005). Entrambi sono rassegne di articoli scritti da Tosatti, la casa editrice rimane Mondadori ma tra i due testi si trova qualche differenza. Nel primo libro gli scritti fanno parte di un unico elenco mentre nel secondo sono divisi in quattro sezioni; 59 dei 61 articoli rientrano in un lasso di tempo che va dal 1990 al 2006. Le rispettive immagini di copertina mandano segnali discordanti. Per Tu chiamale, se vuoi, emozioni si era scelta una placida foto di famiglia, di quelle da comodino in salotto, con Valentino Mazzola (calciatore del Torino) insieme al sorridente figlio Sandro. Se questo è sport sfoggia invece un dinamico Diego Maradona palla al piede, col suo numero 10 sulla schiena, troppo preoccupato dalla progressione per guardarci.

Quattro categorie.

I titoli suonano quasi in antitesi: romantico il primo, più ambiguo se non provocatorio il secondo. Nel sequel inoltre manca l’apparato iconografico che spezzava a metà la prima raccolta. Diversa anche la tipologia di articoli: quelli del 2005 riunivano in un solo gruppo atleti di varie discipline, qui invece si va per categorie. Nell’ordine: nuovi ritratti dal mondo del calcio, commenti alle Olimpiadi e poi di nuovo calcio, con riflessioni sul cammino della Nazionale (molto interessanti) e sul rapporto tra pallone e società italiana. Quest’ultimo tema sembra impregnare anche gli altri: nel suo ultimo lascito editoriale Tosatti esprime una certa diffidenza, quasi un risentimento verso le nuove figure e frontiere del football. A partire dai dirigenti di club, non più eroi ma manager, fino ai calciatori: se Carlo Ancelotti è «l’ultimo vero prodotto di ceppo contadino» i centrocampisti più moderni sembrano «damerini» e «soavi koala davanti a un grizzly».

Cambiamenti.

L’autore scrive con lo stesso trasporto (e lo stile un po’ allungato) del libro precedente, ma deve prendere atto dei cambiamenti drastici che hanno reso il suo gioco preferito più “adulto”, votato al profitto e meno incline a tradizioni e sentimenti. Tempi che cambiano, certamente, ma non sempre con esiti auspicabili se anche un prodigio come il Fenomeno Ronaldo finisce per diventare «vittima del suo calcio vorace». Uomini che cambiano: nel calcio non cercano «passione, ritualità, poesia» ma un business da spremere fino all’ultima goccia. L’ansia del risultato supera tutti i valori precedenti aprendo il campo a corruzione e inciviltà: è in occasione di Italia ’90, e dei fischi italiani sopra l’inno argentino, che Tosatti arriva a chiedersi «se questo è sport». Sarebbe però ingiusto ridurre il libro alla sua venatura nostalgica: c’è anche ottima e abbondante sostanza tecnica. E pure nei casi più delicati -George Best, Maradona, Pantani- Tosatti mantiene spiccata sensibilità e non comune profondità analitica. Arrivando persino a profetizzare il VAR in tempi meno sospetti.

Perché leggere Se questo è sport di Giorgio Tosatti:

per riflettere su personaggi e cambiamenti dello sport novecentesco.



Titolo:
Se questo è sport
Autore: Giorgio Tosatti
Editore: Mondadori
Anno: 2008
Pagine: 159


Per leggere la recensione di Tu chiamale, se vuoi, emozioni di Giorgio Tosatti, clicca qui.

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