Una raccolta di articoli del grande giornalista italiano

«Fermati, luna. Resta con noi su questo prato felice. Non c’è sonno, né case, né lavoro, né miseria per una notte». E’ l’11 giugno 1968. La nazionale italiana di calcio ha appena vinto gli Europei e il redattore del Corriere dello Sport invoca la luna, come il grande poeta Giacomo Leopardi. Quel giornalista era Giorgio Tosatti, nato a Genova nel 1937 e morto a Pavia 69 anni dopo. In carriera ha accumulato un’enorme esperienza lavorando per testate di spicco tra cui Tuttosport, Corriere dello Sport e Corriere della Sera. Il libro Tu chiamale, se vuoi, emozioni, pubblicato nel 2005 con Mondadori, raccoglie 110 articoli che spaziano tra varie discipline e spiegano la sua interpretazione dello sport. Non si tratta dunque di un testo unico ma di tanti piccoli contributi che coprono quasi 40 anni di storia italiana, dal 1949 al 1987. La disposizione degli articoli ne rispetta l’ordine cronologico, con saltuarie eccezioni.

Tema profondo.

L’incipit è già toccante, con due pezzi sulla tragedia di Superga che il 4 maggio del ’49 spense l’intera squadra del Torino in un incidente aereo. Un dramma che toccò in prima persona il giovane Tosatti poiché sul volo era presente anche il padre Renato, inviato al seguito dei granata per la Gazzetta del Popolo. Giorgio ne ha poi ripercorso brillantemente le orme, ma il ricordo del genitore e della sua tristissima fine non sembra averlo mai abbandonato. Nel libro, più di un articolo ripresenta il tema della morte come se l’autore cercasse strenuamente di confrontarsi con essa, alla ricerca di spiegazioni necessarie quanto sfuggenti. Molti pezzi sono venati di una malinconia che ogni tanto assume toni più fatalisti: il trapasso incombe come «il più banale e tragico dei misteri» e la vita diventa «una battaglia sempre perduta». Persino lo sport, quella «pagana allegria di vita», festa di corpi saldi e muscoli giovani, annichilisce di fronte agli sbalzi del destino. C’è grande spessore esistenziale negli scritti di Tosatti.

Achille ed Ettore.

Ed è proprio lo sport, quale metafora della vita, ad offrire un motivo di speranza nella strenua lotta dei suoi protagonisti: come recita la prefazione «Il vero campione non è Achille nel momento del trionfo, ma Ettore eternamente sconfitto ma mai arreso». Gli eroi del gioco saranno certamente i vincitori, ma ancor di più coloro che sanno cadere con dignità dinanzi alla sorte avversa. I tanti Achille ed Ettore del libro compongono un affresco romantico dello sport novecentesco: le pennellate vanno dal calcio all’ippica passando per boxe, ciclismo, Formula 1, sci… La scrittura ha un sapore di passato e moderno assieme. Antichi sono i riferimenti temporali e lo stile aggettivato, quasi romanzesco; più vicine alle nostre abitudini le analisi tecniche ed alcune riflessioni lungimiranti (emblematico il pezzo Servono stadi per il 2000, del 1986). Un ampio bacino di appassionati potrà dunque attingere da questo bel sacchetto di emozioni assortite: gli adulti riabbracceranno personaggi scoloriti, i più giovani conosceranno storie intense e un narratore di alto livello.

Perché leggere Tu chiamale, se vuoi, emozioni di Giorgio Tosatti:

perché è un bel viaggio nello sport del Novecento; perché riporta a galla protagonisti da ricordare; perché è un bell’esempio di giornalismo sportivo.



Titolo:
Tu chiamale, se vuoi, emozioni
Autore: Giorgio Tosatti
Editore: Mondadori
Anno: 2005
Pagine: 263


Per leggere la recensione alla seconda raccolta di articoli di Giorgio Tosatti dal titolo Se questo è sport, clicca qui.

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