L’autobiografia del calciatore francese


Il personaggio.

Immaginate di tornare alla sera del 9 luglio 2006, che per l’Italia significa vittoria nel mondiale di calcio. Siete un funzionario della FIFA e vi trovate all’Olympiastadion di Berlino, sede della finale contro la Francia. Sul prato gli azzurri festeggiano con la coppa, ma voi imboccate il tunnel e scendete nello spogliatoio francese. Quattro mura di frustrazione, regna la mestizia: Zidane ha appena concluso la sua carriera con un’espulsione assurda, il ct Domenech raccatta parole che nessuno ascolterà. Voi, furtivamente, roteate lo sguardo e vi accorgete che un giocatore sta filmando la scena! E nemmeno faticate a riconoscerlo, perché quel ragazzo ha giocato anche in Italia e nel Milan per di più: è Vikash Dhorasoo, e questo è uno degli aneddoti che ritroverete nella sua autobiografia, intitolata Con il piede giusto e proposta alle librerie nostrane dalla casa editrice 66thand2nd, nel 2018. Un libro sorprendente, non a caso inserito dall’editore nella collana Vite inattese.

Lo stile.

Il protagonista esibisce uno stile di scrittura che riproduce con efficacia pensieri ed azioni: i periodi molto brevi, il ricorso ai virgolettati, qualche interiezione ben appostata, per un racconto che pare srotolarsi in presa diretta e non mediato da carta ed inchiostro. Per lo stesso motivo però, la lettura rischia di lasciare anche un lieve senso di confusione: tra le pagine scopriamo un Dhorasoo riflessivo da un lato ed istintivo dall’altro, della serie «ho fatto questo perché pensavo così», ma poco dopo «ci ho pensato e mi sono vergognato, ho sbagliato». Non pensieri alla rinfusa, sia chiaro, piuttosto concetti in rapida successione, come se il protagonista si fotografasse continuamente offrendoci una sequenza di istantanee. In ogni caso ci si affeziona in fretta, anzitutto perché quella di Dhorasoo si può definire una bella storia, dalla periferia di Le Havre alla finale dei Mondiali (con tanto di filmino!), e poi perché non sono così tanti i libri di calciatori scritti con stile.

L’impronta.

A dirla tutta nel testo non manca qualche contraddizione (il significato del titolo, ad esempio, rimane un po’ evasivo), ma resta l’impressione che nella sua autobiografia il francese abbia marcato un’impronta un po’ più profonda, rispetto ad altri colleghi che si sono cimentati. I temi trattati sono diversi, anche se si parte sempre dal calcio e in particolare da una partita, il Le Havre-Marsiglia della stagione ’97-’98 cui Dhorasoo ritorna all’inizio di ogni capitolo. Quel momento sembra dividere la sua carriera in due: gli anni più spensierati nella sua città e poi i viaggi nelle grandi metropoli, fino al declino di Parigi e alla non-parentesi livornese. In mezzo litigi ma anche rapporti veri, discorsi “ditirambici” e tackle “anodini” (quanti sportivi impiegano parole del genere?), i dolori del corpo e i patemi del poker, fino alle riflessioni a sfondo politico e sociale che hanno ispirato il post carriera di Dhorasoo. Un personaggio da riscoprire, o meglio, da rileggere.

Perché leggere Con il piede giusto di Vikash Dhorasoo:

perché in effetti può rivelarsi un libro sorprendente; perché è bello ricordare e riscoprire calciatori dimenticati o quasi; per entrare nella testa di un calciatore particolare.



Titolo:
Con il piede giusto
Autore: Vikash Dhorasoo
Anno: 2018
Editore: 66thand2nd
Pagine: 147

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