I segreti delle calciatrici americane


Si legge in un paio d’ore, l’agile librettino che la calciatrice statunitense Abby Wambach (fra le più grandi della disciplina, Campione del Mondo 2015 e due volte oro olimpico con la Nazionale a stelle e strisce, detentrice di diversi record) ha scritto non tanto per raccontare la sua carriera sportiva, quanto per mettere nero su bianco un esempio dell’attività cui si è dedicata una volta appese le scarpette al chiodo, ossia insegnare alle altre donne cosa sia la leadership, non solo sportiva. Il testo nasce, infatti, come approfondimento di un discorso che Wambach ha tenuto nel 2018 presso il prestigioso Barnard College: le era stato chiesto di tenere il tradizionale discorso di addio alle studentesse laureande locali. La calciatrice ne ha approfittato per fissare alcuni concetti sviluppati durante la propria carriera calcistica, che viene richiamata quindi all’interno del testo in maniera puntuale, come esemplificazione o punto di partenza per le 8 regole del Branco. La lettura quindi richiede, da parte di un appassionato di sport, una certa apertura mentale prima di tutto per questa forma testuale insolita per le abitudini italiane, oltre che per gli insegnamenti proposti da Wambach, icona riconosciuta nel proprio paese sia dalla comunità LGBT sia della lotta per i diritti delle donne (equal pay in primis). Già dal sottotitolo l’autrice propone: «smettete di essere Cappuccetto Rosso», fidando piuttosto sulla forza del Branco di Lupe, ossia della comunità di donne che si aiutano une le altre per diventare protagoniste delle proprie esistenze.

Se quindi in alcune pagine l’autrice si perde fin troppo in diktat motivazionali che forse avevano un loro senso di fronte all’uditorio originario del college femminile, altre pagine di Un branco di lupe sono di assoluto rilievo. Il terzo capitolo, «Leader dalla panchina», in particolare, dovrebbe essere letto obbligatoriamente in qualsiasi spogliatoio e classe di educazione fisica, anche maschile, anche italiani. Wambach racconta infatti la sua esperienza al Mondiale femminile di Canada 2015, allorquando in qualità di co-capitana decise, assieme all’allenatrice e lo staff, di fare un passo indietro ed accomodarsi in panchina. Quella fu «la lezione sulla leadership più importante di tutte», perché «sapevo come essere una leader in campo; ora dovevo capire come farlo dalla panchina». Veniamo così condotti nel cuore della squadra USA, che Wambach impara a conoscere da un’altra prospettiva, e in cui capisce che c’è grande spazio di protagonismo, ad es. nel supporto delle compagne in campo: così facendo, la campionessa capisce come, anche al di fuori del ristretto recinto sportivo, «quella del leader non è una carica che il mondo ci dà», bensì «è l’offerta che noi facciamo al mondo».

Fra gli altri momenti della carriera raccontati, risultano molto interessanti quelli in cui Wambach prova a spiegare anche al lettore maschile quali siano le specificità del calcio femminile. Così, ad esempio, spiega di aver sempre esultato dopo la rete indicando col dito una compagna, cosciente che, grazie non solo all’assist ma ancor prima al lavoro di chi sgobba in difesa, «ogni gol che ho segnato appartiene a tutta la mia squadra», concludendo con un invito: «Quando segnate, indicate chi vi ha aiutato a farlo». L’altra pagina significativa in questo senso è quella in cui racconta l’incontro, da ragazzina della Nazionale giovanile, con la prima grande campionessa del calcio femminile statunitense, la leggenda Michelle Akers (Campionessa del Mondo nel 1991 e nel 1996, medaglia d’oro ad Atlanta 1996), e di come «ciò che vidi in Michelle quel giorno cambiò per sempre il modo in cui vedevo me stessa», visto che le insegnò cosa fosse la competizione femminile, e come dovesse smettere di sforzarsi di «nascondere il mio talento, di attenuare un po’ la mia luce per non mettere in ombra le compagne», pensando che ciò fosse «un modo di esprimere umiltà». Non resta che leggere Un branco di lupe, per scoprire come fece Michelle Akers ad scardinare la mentalità sportiva della sua futura erede…

Perché leggere Un branco di lupe di Abby Wambach:

per farsi rimettere in discussione da una prospettiva sportiva (e non solo) inedita per l’ambiente italiano.


Titolo: Un branco di lupe
Autore: Abby Wambach
Editore: Mondadori
Anno: 2019
Pagine: 109

Lascia un commento





Ti potrebbe interessare anche

mazzola

Il terzo incomodo – Ferruccio Mazzola

Senza-titolo-1-Recuperato-Recuperato-Recuperato-Recuperato-Recuperato-Recuperato

Mourinho – Robert Beasley

schermata-2018-09-13-alle-20-46-56-maxw-654

Intervista a Giuseppe Pastore

Stand up Speak out

Stand up, Speak out – Claudio Pellecchia e Alessandro Capelli

Condividi
Acquista ora