Cronache dal Giro d’Italia – Vasco Pratolini
Vasco Pratolini alla grande sagra paesana
RECENSIONE DI SAVERIO NECCHI
Un autore d’eccezione.
Vasco Pratolini, nato a Firenze nel 1913 e morto a Roma nel 1991, è stato un famoso scrittore. Nella sua produzione letteraria si ricordano romanzi quali Cronaca familiare, Cronache di poveri amanti (entrambi usciti nel 1947) e Metello (1955). Nel medesimo lasso di tempo l’autore toscano, sin da giovane appassionato di sport, ebbe la doppia occasione di cimentarsi al seguito del Giro d’Italia, la più importante competizione ciclistica nazionale ed una delle più probanti a livello mondiale. Successe nel 1947 e nel 1955, per conto di giornali diversi: nel primo caso, Pratolini seguì la corsa rosa (perché promossa da La Gazzetta dello Sport) per Il Corriere di Firenze, mentre nel ’55 furono due testate – il romano Paese Sera oltre al corriere fiorentino – ad arricchirsi dei suoi resoconti “di colore”, più che di mera cronaca sportiva. Anni dopo, l’editore La vita felice ha raccolto gli articoli in due brevi volumetti, che restituiscono fedelmente la grande passione di Pratolini per il ciclismo, all’epoca materia da prima pagina ancora più del calcio.
La corsa di tutti.
Nei suoi scritti, sintetici ma non per questo superficiali, Pratolini ci racconta gli atleti in gara e gli squarci d’Italia che di volta in volta ne incorniciano le gesta, intrecciando giudizi tecnici, riflessioni più introspettive ed aneddoti di costume. Spesso, più dei duellanti in sella e delle classifiche di giornata, a stimolare la penna è la grande co-protagonista del Giro: la folla dei cosiddetti “girini”, i tantissimi appassionati che ancora oggi accompagnano lo snodarsi della corsa lungo lo Stivale. E che in più di un caso offrono spunti di cronaca alternativa, riempiendo i momenti morti della competizione e trasformandola in una grande “sagra paesana”: ecco ad esempio che il riassunto del 3 giugno ‘47, relativo alla frazione Napoli-Bari, si apre con i maccheroni “croccanti, pastosi” e in ultima istanza “memorabili” gustati dallo scrittore in una locanda di Foggia.
Un doppio focus.
Nella prima raccolta Pratolini insiste maggiormente su questi cenni folkloristici, se così possiamo definirli, quasi a voler restituire al popolo un’Italia ancora impelagata nelle macerie post belliche; il tutto senza che la grande sfida Coppi-Bartali passi in secondo piano. Gli articoli del ’55 invece lasciano più spazio alla digressione sportiva: è osservato in particolare il confronto tra i vecchi draghi del ciclismo, capitanati da Coppi, e la nuova generazione sottoposta alla prova del nove del Giro. Un esame per campioni veri, che Pratolini vaglia con una dichiarata simpatia per i concorrenti ma anzitutto con lo spirito critico dello sportivo. Complessivamente la doppia lettura, appena ostacolata da un italiano per forza di cose un po’ desueto, risulta appetitosa per tutti i gusti: ciclistico, storico, geografico, umano.
Perché leggere Cronache dal Giro d’Italia di Vasco Pratolini:
per capire meglio cosa fosse il ciclismo nell’Italia del secondo dopoguerra e per apprezzare un contributo “esterno” al giornalismo sportivo.
Titolo: Cronache dal Giro d’Italia
Autore: Vasco Pratolini
Data di pubbl.: 2008
Casa Editrice: La Vita Felice
Pagine: 95