Storie di sport tra la gloria e l’abisso

 «Spesso le aspettative falliscono,
e più spesso dove più sono promettenti».
(William Shakespeare)

Scrivere di sport significa, anche, scrivere di fallimenti. Ma è faccenda complicata scrivere di fallimenti. Se la vittoria in fondo ha sempre una spiegazione (il talento, il lavoro, il sacrificio, la fortuna), certi fallimenti sono invece inspiegabili, o perlomeno paiono tali. Com’è possibile che Bojan Krkic, ovvero colui che nelle giovanili del Barcellona e ai suoi esordi in prima squadra batteva ogni record di precocità, a neppure trent’anni sia uscito dal calcio che conta finendo a svernare negli Stati Uniti? È dura spiegarlo, perché il talento c’era, ed era tanto. La caduta dei campioni (Einaudi 2020, 191 pp.) parla di questo, di atleti che hanno fallito, si sono persi, sono caduti, nonostante gli dei dello sport fossero stati generosi di talento con loro.

Nouvelle vague.

L’opera consiste in dieci racconti dedicati a dieci personaggi che in qualche modo nella loro vita e carriera (ma ha senso distinguere tra le due?) hanno assaporato l’ebbrezza della gloria e toccato le profondità dell’abisso. Dieci uomini raccontati dalla redazione de L’Ultimo Uomo, sito di sport salito alla ribalta in questi anni in quanto luogo di fioritura della «nuova scrittura sportiva in Italia» (ne avevamo accennato qui). Ed è significativo a tal proposito che a dare spazio alle penne di Manusia, Gabrielli & co. sia questa volta un grande editore nazionale senza particolare vocazione sportiva: come se ci si stesse finalmente accorgendo che lo stile narrativo sportivo nato e sviluppatosi sul web sia a tutti gli effetti un genere letterario su cui puntare, e non un filone di nicchia da lasciare ad editori specializzati. L’editore determina naturalmente anche il pubblico, ed è evidente scorrendo le quasi 200 pagine dell’opera che essa sia adatta soprattutto a lettori generici, più che ad enciclopedici appassionati di sport.

Il gol di Gascoigne alla Scozia a Euro 96.

Nel profondo dell’anima.

Adriano, Marco Pantani, Bojan Krkic, Ruta Meylutite, George Best, Marat Safin, Antonio Cassano, Paul Gascoigne, Domenico Morfeo e Andrea Bargnani: sono i dieci atleti che vengono raccontati ma soprattutto indagati. Come mai Morfeo e Cassano non sono mai riusciti ad esprimere tutto il loro talento ad alti livelli con continuità? Per quale motivo Best ha cominciato così giovane la sua parabola discendente? Quali démoni hanno consumato Gazza dal suo interno? Come ha fatto Bargnani a diventare un giocatore odiato dai tifosi? La sfida che si pongono gli autori è quella di comprendere cosa abbia portato questi atleti dal talento straordinario a perdersi, a mollare una volta raggiunto l’apice, a cadere un passo prima di raggiungerlo. In una quindicina di pagine per protagonista vengono analizzati i fattori esterni che possono aver influito sul loro destino, ma vengono pure scandagliate le profondità dell’anima, nel tentativo di trovare una spiegazione agli enigmi più profondi che ogni uomo porta con sé.

Le vite degli altri.

La brevità dei racconti non permette un vasto approfondimento (ed è il motivo per cui l’appassionato di sport potrebbe non trovare nulla di nuovo nelle storie narrate), il risultato sono delle pennellate delicate ma al contempo talvolta crude nel loro realismo. La caduta dei campioni prova a scendere negli abissi dell’umano, già sapendo che risposte esaustive allo spreco di talento non si troveranno. Ma il viaggio tra i démoni che hanno perseguitato questi dieci atleti val la pena di percorrerlo. Perché ci ricorda che non bastano talento e successo per essere felici. E perché viaggiare nei drammi delle vite degli altri è sempre un po’ guardare al proprio dramma.

Perché leggere La caduta dei campioni:

perché tutti, regolarmente, ci diciamo «ma quanto era forte Adriano?!».



Titolo:
La caduta dei campioni
Autore: A cura di L’Ultimo Uomo
Editore: Einaudi
Anno: 2020
Pagine: 191

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