Le calciatrici che sfidarono il Duce


Il periodo.

Oggi è normale che le donne giochino a calcio. Anzi, ci sono paesi nel mondo in cui il calcio è considerato uno sport femminile: gli Stati Uniti d’America sono l’esempio più lampante. In Europa però, e in Italia in particolare, non è sempre stato così. Il libro Giovinette, scritto dalla giornalista Federica Seneghini e pubblicato da Solferino, ci riporta al 1933, in pieno periodo fascista. Una fase storica da maneggiare con cura, culminata nel ritorno del nostro paese in guerra a metà anni Quaranta. Ma prima ancora che all’estero, la rivoluzione si giocò in casa: i fascisti volevano rifare il popolo italiano. Chiedevano uomini nuovi, pronti a combattere e all’occorrenza morire per il regime, ed anche donne nuove, nel corpo e nello spirito, per produrre figli vigorosi e rifornire così le schiere del Duce, Benito Mussolini. Anche a distanza di tempo, resta complesso valutare l’impatto sulle genti di tale progetto, poi naufragato nel marasma del secondo conflitto mondiale. Quel che è certo è che nel 1933 un gruppo di donne, di ragazze per l’esattezza, irruppe sulla scena nazionale con un’idea nuova. Volevano giocare a calcio, come i maschi. E volevano farlo sul serio: cominciarono quasi per caso, nei parchi di Milano, si entusiasmarono in fretta e presero ad allenarsi ogni domenica.

L’iniziativa.

Occuparono un campo da gioco tutto per loro, si dotarono di allenatore e presidente, insomma misero in piedi una vera e propria società sportiva. La chiamarono il Gruppo femminile calcistico, abbreviato in Gfc. Le Giovinette del titolo sono dunque loro, fanciulle dall’animo indomito che non ebbero paura di coltivare la loro passione, così insolita per l’epoca. Qualche nome? Il libro si concentra sulle sorelle Boccalini, Marta (la voce narrante) e soprattutto Rosetta, la “Meazza in gonnella”, ma ci sono anche Losanna Strigaro, Ninì Zanetti e Maria Lucchi; quest’ultima è, tra le protagoniste, l’unico personaggio di fantasia. Quella prima compagine in rosa contò decine di iscritte, tanto che si arrivò alla formazione di due squadre che si sfidarono tra loro in amichevoli aperte al pubblico. Sempre nel 1933 fu organizzata pure una sfida interregionale, contro il Gruppo femminile di Alessandria. Ma a quel punto i fascisti erano già intervenuti, bloccando l’iniziativa. Perché? Come detto, il regime invocava l’aiuto di donne rinvigorite e fisicamente allenate: madri forti avrebbero generato figli forti, uomini forti, soldati forti. Furono proprio i fascisti ad avvicinare le ragazze allo sport, smontando l’idea tradizionale di donna “tutta casa e chiesa”.

Le reazioni.

Ma il calcio non andava bene per loro. Era rischioso per il corpo e non rientrava nel programma olimpico (a livello femminile), dunque non avrebbe portato gloria al nuovo impero di Mussolini. L’atletica, il basket o tutt’al più il tennis: erano quelle le discipline “giuste”. Nel suo libro, ben documentato e romanzato al punto giusto, Federica Seneghini illustra con efficacia la breve ma intensa parabola delle prime calciatrici d’Italia, ed anche le reazioni cui la loro iniziativa andò incontro. Da più parti le giovinette furono bersagliate di critiche ed ironie, ma ci fu anche chi le seguì con sincero interesse: su tutti Carlo Brighenti, scrittore e giornalista classe 1902 che lavorò per La Gazzetta dello Sport e per Il Calcio Illustrato, rivista che ha purtroppo chiuso i battenti nel 1974. Brighenti fa la sua comparsa a racconto inoltrato e pian piano si ritaglia un ruolo da protagonista, grazie alle sue cronache fedeli e scevre dai pregiudizi dilaganti. La storia, condotta con buon ritmo e suddivisa in capitoli molto brevi, si allarga anche oltre il campo di gioco toccando altri aspetti di quell’epoca italiana, così particolare ed oscura. Ad irrobustire il tutto un saggio a cura dello storico Marco Giani, che ha collaborato alla stesura dell’opera e che inquadra più a fondo, in una settantina di pagine, genesi e sviluppo di quel progetto al femminile.

Perché leggere Giovinette. Le calciatrici che sfidarono il Duce di Federica Seneghini:

perché rappresenta un prezioso documento storico; perché fa riflettere sull’Italia fascista e sul rapporto donna-sport.



Titolo:
Giovinette. Le calciatrici che sfidarono il Duce
Autore: Federica Seneghini
Editore: Solferino
Anno: 2020
Pagine: 333


Per leggere l’intervista all’autrice di Giovinette clicca qui.

Lascia un commento





Ti potrebbe interessare anche

A ritmo di Polska

A ritmo di polska – Alberto Bertolotto

Brilliant Orange

Brilliant Orange – David Winner

Umberto-Zapelloni-1280x720-1

Intervista a Umberto Zapelloni

Penso-quindi-gioco---Andrea-Pirlo

Penso quindi gioco – Andrea Pirlo

Condividi
Acquista ora