L’autobiografia del Maestro del calcio

Il calcio è divino perché può incarnarsi anche nel primo Pirlo che passa. Nella fattispecie un Pirlo di quelli che potrebbero non ripassare più. Un Pirlo di nome Andrea, calciatore professionista per oltre vent’anni (dal ’95 al 2017) e vincitore di ben 18 titoli in carriera, dal Torneo di Viareggio per le squadre giovanili alla Coppa del Mondo delle nazionali. Chissà se un giorno il calcio ritroverà un elemento come lui, uno dei pochi capace di fare la differenza anche senza essere un bomber. È diventato il “Maestro” (e all’estero The italian Maestro) perché mostrava a tutti la retta via: in campo non faceva gol (non abitualmente) ma passaggi di tutte le forme e misure, gesti basilari che eseguiti da lui apparivano così geniali. Forse la definizione di “Cartesio del pallone” può suonare un po’ retorica, in compenso il titolo Penso quindi gioco sembra titolare a pennello l’autobiografia che Pirlo ha pubblicato nel 2013, assieme al giornalista Alessandro Alciato.

Relazioni e colloqui.

Un testo interessante perché ci permette di avvicinare un altro Andrea: il calcio giocato è la base del discorso, ma il campione del mondo lascia vagare i suoi pensieri in ordine sparso toccando diversi argomenti. Si parla soprattutto di relazioni e di colloqui, con tanto di discorsi diretti: il primo davanti al “Signor Penna Bic”, l’ex dirigente del Milan Adriano Galliani, l’ultimo con gli arabi dell’Al Sadd nella suite di un lussuoso hotel milanese. In uno dei passaggi più divertenti del libro gli sceicchi provano in tutti i modi a portarsi via Pirlo, destinazione Qatar, ma lui declina sapendo di avere ancora tanto inchiostro da versare (le penne sono una costante). Questo poco prima di firmare con la Juventus e diventare il centro di gravità permanente di un’altra corazzata, come era già successo nel Milan di Ancelotti. I capitoli sono brevi, non c’è il tempo di annoiarsi: particolarmente intense le pagine dedicate alla Nazionale azzurra, che Andrea ha diretto in 116 partite e descritta come la sua vera squadra del cuore (anche se in gioventù…).

Tante curiosità.

Più che in altre biografie sportive fioccano aneddoti e retroscena: ci sono gli scherzi a Rino Gattuso ma anche quelli ad un affranto Alessandro Nesta durante i Mondiali 2006. Ci sono i tecnici, da Gino Bolsieri e Roberto Clerici («i primi a capire che il mio ruolo ideale fosse davanti alla difesa») al “filosofo” Guardiola che un’estate, nel ventre del mitico stadio Camp Nou di Barcellona, lusingò il Maestro azzurro con la classica proposta irrifiutabile. Ci sono tanti sogni realizzati ma anche un incubo, che fece vacillare Pirlo nel bel mezzo del suo cammin e che continua a punzecchiarlo in un angolo dell’animo. Poi giudizi secchi ma intensi e qualche frecciatina più maliziosa: a tutto ciò Alessandro Alciato contribuisce con uno stile ricercato (un po’ troppo, a volte) ma pungente al punto giusto. Penso quindi gioco si rivela dunque una lettura appagante per il palato calcistico e Andrea Pirlo un buon intrattenitore, cosa non scontata per chi è abituato a pensare con i piedi.

Perché leggere Penso quindi gioco di Andrea Pirlo (con Alessandro Alciato):

perché è un libro in cui non mancano in retroscena; perché racconta un calciatore sublime ma anche un uomo poco appariscente


Titolo: Penso quindi gioco
Autore: Andrea Pirlo (con Alessandro Alciato)
Editore: Mondadori
Anno: 2013
Pagine: 138

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