Le battaglie del più grande pugile di sempre


Caso scatenante.

Tutto cominciò con una bicicletta. A dodici anni, un ragazzino americano di nome Cassius Clay si vide scippare l’amata Schwinn rossa, fresco (e costoso) regalo del papà; per sfogare la frustrazione si rivolse al poliziotto Joe Martin, a tempo perso insegnante di pugilato in quel di Louisville, nello stato del Kentucky. Il resto, come si suol dire, è storia: al gendarme Martin il merito d’aver intuito il potenziale del giovane Cassius, che quel giorno perse una bicicletta ma incontrò in cambio l’amore della sua vita. La boxe, sposata con due nomi diversi ed onorata con una passione tanto spontanea quanto intensa, fino a farsi esagerata nell’ultimo lembo di carriera. Il racconto del docente e giornalista Paolo Marcacci comincia e termina così, su due ruote: in mezzo si dipana la parabola di Muhammad Ali, il miglior pugile di sempre (non il più simpatico…).

Dimmi chi sconfiggi e ti dirò chi sei.

Il libro sembra perfetto sia per i devoti della materia che per i profani, perché in poche (128) pagine condensa vita, morte e miracoli di un personaggio unico per il suo tempo. Molto si è già scritto e detto dell’impertinente, dell’orgoglioso, dell’irremovibile Ali: dal canto suo, Marcacci ha il merito di toccare i punti salienti della storia in maniera sintetica (quindi non dispersiva), profonda e coinvolgente. Con un espediente efficace, l’autore affida l’analisi del fenomeno agli occhi di chi lo ha vissuto sulla propria pelle, nel senso più letterale dell’espressione: non tanto gli amici più stretti quanto i migliori antagonisti. Eccoli nella rassegna stilata personalmente dal protagonista: «Degli avversari che ho affrontato in carriera, Sonny Liston era quello che metteva più paura, George Foreman il più potente, Floyd Patterson quello tecnicamente più abile. Ma il più “duro e puro” è stato Joe Frazier. Tirava fuori il meglio di me». Se lo spessore di un atleta poggia anche sulla grandezza dei suoi rivali, la leggenda di Muhammad Alì ha trovato in “Smoking Joe” Frazier uno sparring partner d’eccellenza, come il libro di Marcacci si premura di sottolineare; un grande manifesto della rivalità interpretata come terreno fertile anziché mero campo minato.

Significati.

D’altra parte, scorrendo Muhammad Ali. Il pugno di Dio emerge come ciò che ha reso Ali “il più grande di sempre” (dall’acronimo inglese GOAT: Greatest Of All Time) sia il significato che ha incarnato e trasmesso: un insieme di tratti tecnici e personali cui persone di tutto il mondo hanno potuto aggrapparsi, cavandone un valore per la propria esistenza. Vale, se pur in misure diverse, per tutti i grandi dello sport che saltano i recinti delle rispettive discipline per far breccia nell’ordinarietà affettiva della gente. Se per gli appassionati di boxe Ali rimane un riferimento rivoluzionario, grazie al suo mix di agilità danzante e potenza, altrettanto si può pensare per l’ampia fetta di popolazione afroamericana che in lui trovò un motivo di orgoglio personale e dignità sociale. In conclusione, il volume indaga brevemente anche il declino di Clay scoperchiando un altro tema di grande interesse, nello sport ma non solo: l’accettazione dei propri limiti. Insomma, pare che la storia di Ali possa stimolare ad una qualche riflessione pure l’uomo del 2019: merito anche di Paolo Marcacci e soprattutto, dei ladri di biciclette…

Perché leggere Muhammad Ali. Il pugno di Dio di Paolo Marcacci:

per capire meglio l’influenza di Muhammad Ali nel suo sport e nel mondo; per ripercorrerne le principali gesta.


Titolo: Muhammad Ali. Il pugno di Dio
Autore: Paolo Marcacci
Editore: Kenness Publishing
Anno: 2018
Pagine: 128

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