La voce di una madre e il cuore di un tifoso raccontano Pantani

La premessa è d’obbligo: c’è chi questo libro lo ha già letto nel 2013, al momento della sua prima edizione. Quella pubblicata nel 2021 è una versione aggiornata nel finale da Francesco Ceniti, giornalista della Gazzetta dello Sport e co-autore insieme a Tonina Pantani, con le novità derivanti dalle inchieste delle Procure italiane e dei giornalisti interessati alla vicenda del ciclista romagnolo. I due autori si sono divisi i compiti: a mamma Tonina quello di raccontare gli anni dell’infanzia, aprendo le porte più intime di un personaggio fragile; a Ceniti invece il ricordo delle imprese vissute inizialmente da appassionato, poi da cronista. La madre di Marco torna nel finale del libro per un lungo e articolato sfogo, con nomi e cognomi di persone un tempo fidate e valutate in maniera differente dopo la tragedia, prima di un nuovo resoconto del giornalista della rosea su quanto emerso dalla prima pubblicazione in poi.

Amore.

Raccontare Pantani senza immagini è un esercizio complesso. La retorica è dietro l’angolo, per questo Ceniti consiglia di rifarsi ai mezzi moderni che ne hanno portato le gesta a conoscenza dei millennials. Tra questi il figlio, a cui il “Pirata” viene mostrato nel suo lato più bello, l’atleta, al di fuori di ogni profanatura lontano dalla bicicletta, aspetti che l’occhio innocente avrà il tempo di valutare con qualche anno di più sulle spalle. La gente sulle strade, i dati Auditel alle stelle per le tappe del Giro e del Tour sono la risposta che la storia ha dato rispetto all’amore per Pantani. Un eroe verso cui l’ammirazione e l’affetto sono tali da farlo restare in ascesa anche quando la sua vita continua a scontrarsi con le cadute. In nome di Marco va al di là dell’apologia del fuoriclasse. È un libro scritto per amore del protagonista. L’amore per un figlio e per un idolo, a seconda dei punti di vista di chi scrive. Emozioni che traspaiono senza che vi sia l’impressione di una santificazione.

Rispetto.

Mamma Tonina non nasconde la rabbia verso il figlio per essersi rifugiato nella droga. Non risparmia nessuno, nemmeno Marco. Chiede, al pari di Ceniti, il rispetto che si deve all’uomo e alla verità. Prendendosi anche le responsabilità di una mamma sopravvissuta a un figlio, perennemente oscillante tra il dolore della perdita e il rimorso per ciò che si poteva fare, per le persone a cui a posteriori non avrebbe lasciato carta bianca. Nell’ampia parentesi dedicata alle imprese c’è il cuore del tifoso che sogna, tanto quanto nei capitoli sulle zone d’ombra attorno a due passaggi chiave della storia del “Pirata” (l’esclusione dal Giro del ’99 e la morte nel 2004). C’è un lavoro accurato per restituire la dignità perduta a chi non ha avuto la forza di battersi per riaverla. Parte della magistratura sta provando a tornare laddove è stata fallace, pur con l’ostacolo di doversi confrontare con reati che (tolto l’omicidio, qualora dovesse emergere qualcosa in tal senso) sono caduti o stanno per incorrere nella prescrizione. Il giornalismo ha fatto il suo con Philippe Brunel (Gli ultimi giorni di Marco Pantani, 2007, BUR), lo stesso Ceniti e il lavoro a Le Iene di Alessandro De Giuseppe, alle cui scoperte è dedicata l’aggiunta nella versione 2021 del libro insieme con le risultanze delle indagini svolte a Rimini, Forlì e Napoli.

Perché leggere In nome di Marco di Francesco Ceniti e Tonina Pantani:

perché mescola con efficacia un contributo giornalistico ed uno “affettivo”; perché ricorda “da vicino” uno sportivo d’eccezione.


Titolo: In nome di Marco
Autore: Francesco Ceniti e Tonina Pantani
Editore: Bur
Anno: 2021
Pagine: 390

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