Lo scudetto della Sampdoria raccontato dai calciatori che fecero l’impresa

Probabilmente quando Paolo Conte cantava di «quell’espressione un po’ così» in Genova per noi non aveva in mente la faccia arrabbiatissima di Roberto Mancini quando alla fine del primo tempo dello scontro scudetto tra Inter e Sampdoria al Meazza di Milano il 5 maggio 1991 si ritrovava negli spogliatoi espulso dopo una zuffa avuta in campo con lo zio Bergomi. Parte da qui, dal rosso al Mancio a San Siro il giorno del match decisivo, il racconto di una delle stagioni più incredibili della storia recente del calcio italiano: quella che vide la città di Genova tornare padrona del pallone nostrano grazie alle prodezze dei giocatori della Sampdoria. E sono propri i giocatori che a distanza di 30 anni hanno deciso di celebrare quell’annata incredibile, mettendo nero su bianco i loro pensieri, gli aneddoti, le gioie e le delusioni (pochissime) di un’impresa che mai dimenticheranno. È un libro scritto tra amici quello edito da Mondadori, dove i protagonisti che uno si aspetta, anche perché sulla cresta dell’onda in altre vesti in questa estate 2021, sono Gianluca Vialli e Roberto Mancini, probabilmente l’esempio meglio riuscito della coppia gol all’italiana: legatissimi in campo e fuori dal campo da un’amicizia vera. L’amicizia è il vero protagonista di questo libro e lo si percepisce sia dai contenuti che dalla forma con cui questi sono riportati: il testo infatti indugia in modo approfondito su tutto quello che ruota attorno alle partite, lasciando al campo poche righe (oltre al resoconto finale della classifica posta al termine di ogni capitolo), e lo fa riportando dialoghi diretti, scherzosi e ben precisi che delineano un tono della narrazione molto colloquiale.

Le figure guida: il mister ed il presidente.

Il libro risulta godibilissimo in quanto tutto quello che viene raccontato concorre a costruire l’anno magico della Samp in cui Pagliuca e compagni ebbero la meglio di squadroni come il Milan degli olandesi, l’Inter dei tedeschi, il Napoli di Maradona e la Juve di Baggio, e si scontrarono con l’agguerritissima rivalità cittadina contro il Genoa di Bagnoli. I protagonisti sono proprio tutti i calciatori da Pari, assiduo debitore di scommesse nei confronti del presidente Mantovani, fino a Cerezo che portava i suoi cani agli allenamenti, passando dagli scherzosi Bonetti e Lombardo e dal “triste” capitan Pellegrini. Tutto questo però trova il suo compimento definitivo grazie alla straordinaria passione di due persone in particolare: il presidente Paolo Mantovani e l’allenatore Vujadin Boskov. Entrambi sono continuamente oggetto delle narrazioni dei giocatori, il personaggio di Boskov è passato alla storia sì per quelle massime sibilline e a volte un po’ contorte, dette in un italiano non totalmente lineare (come nel libro emerge spesso), ma anche per la capacità di arrivare con convinzione e lavoro a risultati impensabili; Mantovani invece più che un presidente era un padre che condivideva tanto con i giocatori e con i quali ha sempre mantenuto un rapporto di estrema fiducia, tanto da trattare di persona e a casa sua i prolungamenti contrattuali dei suoi. Due persone che infondevano fiducia e serenità ad un gruppo spensierato che ha fatto della compattezza la sua forza principale; compattezza resa possibile dall’unità che si era creata intorno ad alcuni leader non appariscenti come Vierchowod e Dossena e che veniva poi trasmessa a tutti dal carisma di Vialli e dalla genialità di Mancini. Tutti uniti hanno reso la Sampdoria di inizio anni ‘90 una favola a lieto fine che necessitava di essere messa per iscritto.

Perché leggere La bella stagione di Gianluca Vialli e Roberto Mancini:

perché alle prodezze di Vialli e Mancini si affianca la spontaneità di un gruppo di amici.


Titolo: La bella stagione
Autore: Gianluca Vialli, Roberto Mancini e AA. VV.
Editore: Mondadori
Anno: 2021
Pagine: 252

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