L’autobiografia del grande allenatore italiano


I limiti.

Il grande allenatore di calcio Carlo Ancelotti ha scritto un libro nel 2009, Preferisco la coppa, poi un altro qualche anno dopo, Il mio albero di Natale (2013). I due volumi risultano complementari perché il primo è un’autobiografia, il secondo un manuale di tecnica e tattica di gioco. Forse, per una miglior visione d’insieme, l’ideale sarebbe rileggerli uno dopo l’altro: richiudendo Preferisco la coppa può rimanere la sensazione di aver appreso tanto ma spesso non abbastanza, che gli argomenti siano stati toccati ma non troppo approfonditi. Il punto è che Ancelotti ha vissuto esperienze così numerose e diverse che una biografia in tomo unico assomiglierebbe più a un’enciclopedia. Inoltre, Preferisco la coppa può spingersi solo fino al 2009, anno della pubblicazione e proprio da lì comincia, con il protagonista in taxi verso una nuova avventura dopo la seconda parentesi al Milan. A curare la trascrizione è il giornalista Alessandro Alciato la cui penna, al solito affilata e disinibita, tratteggia un Ancelotti più sciolto e schietto.

I contenuti.

Dopo la prefazione di Paolo Maldini e i primi capitoli introduttivi, la narrazione parte dal 1979 e prosegue in ordine cronologico, tappa per tappa. I capitoli sono brevi ed ognuno ha i suoi retroscena: ad esempio non tutti ricordano che il tecnico fu ad un passo dalla Turchia nel 1998. Oppure che il brasiliano Rivaldo, futuro Pallone d’oro e campione del mondo, è stato virtualmente del Parma nel ‘96. Chiese troppi soldi e gli si preferì Pietro Strada, che il mister aveva allenato alla Reggiana; i due (Rivaldo e Ancelotti) si sono poi ritrovati al Milan. In rossonero doveva giocare pure Christian Poulsen, il danese più odiato d’Italia: era tutto fatto, all’ultimo il ripensamento. Frequenti anche gli aneddoti che rendono la narrazione frizzante: citiamo giusto quello di Malta 2007, con l’insospettabile Kaladze e il compleanno di Gattuso. Da segnalare un paio di frecciatine (Capello, Mourinho) e la profezia di Florentino Perez, presidente del Real Madrid.

I legami.

I racconti delle partite sono scarni; più corposi e interessanti i passaggi che riguardano le relazioni, pubbliche e private. A Torino sponda Juve “Carletto” trovò più amici sui giornali che in società, mentre al Milan i legami hanno avuto più tempo e modo di sedimentare. Ma prima di tutto questo, Ancelotti non può dimenticare i suoi maestri. Di Nils Liedholm parla con affetto, di Arrigo Sacchi in termini diversi ma molto significativi. Prima: «La preparazione iniziale con lui è stata terribile. (…) I suoi metodi erano totalmente innovativi. Una differenza abissale, una fatica tremenda». Dopo: «Sacchi mi aveva aperto un nuovo mondo. Fra pressing e gioco collettivo, iniziavo a divertirmi come un matto. Non sentivo più la fatica». In chiusura i ringraziamenti e la dedica all’ex compagno di squadra Stefano Borgonovo, che ha ispirato la scrittura del libro.

Perché leggere Preferisco la coppa di Carlo Ancelotti (con Alessandro Alciato):

per rivivere le prime tappe della carriera di Ancelotti, tra campo e panchina; perché è un libro scorrevole con aneddoti piacevoli.



Titolo:
Preferisco la coppa
Autore: Carlo Ancelotti (con Alessandro Alciato)
Editore: Rizzoli
Anno: 2009
Pagine: 264


Per leggere la recensione de Il mio albero di Natale, altro libro di Carlo Ancelotti, clicca qui.

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