La storia di Sócrates, la storia di un uomo

Talvolta si dà poco al nome. Eppure è l’elemento primo di ognuno di noi. Certo, non ce lo scegliamo, ma è un imprinting con la vita che, piaccia o meno, resterà per sempre. E che rappresenta anche un po’ ciò che i nostri genitori vorrebbero che diventassimo. Per questo, quando Raimundo Vieira decide di chiamare suo figlio Sócrates, come il filosofo, non è difficile immaginare il futuro che si immaginava per lui. E il ragazzo non lo ha deluso.

Sócrates.

Sócrates Brasileiro Sampaio de Souza Vieira de Oliveira, o semplicemente Sócrates, per il calcio degli Anni Settanta/Ottanta ha rappresentato qualcosa di più di un semplice atleta. È stato simbolo, icona, calamita di idee e pensieri. Fu dottore, medico, pensatore, anarchico. E un fuoriclasse con il pallone tra i piedi. Per questo Un giorno triste così felice (66th&2nd, pp. 352, 2014) di Lorenzo Iervolino è molto più che un libro sul calcio e un calciatore. È la storia di un uomo che meritava di essere raccontata per la forza intellettuale e ideale con cui ha vissuto la propria vita. È un romanzo che si allontana dallo stile classico delle biografie calcistiche, un reportage narrativo in cui la poesia si lega alla realtà, dove le voci si mischiano in una danza lenta.

Iervolino racconta Sócrates, ma non solo.

Racconta un’epoca, racconta un pezzo di storia del Brasile, racconta il calcio visto da fuori. E lo fa con una scrittura che pare essere diretta discendente del gioco di Sócrates: lenta ed elegante, con verticalizzazioni che portano dritte al punto, tanto inattese quanto spiazzanti. Perché sì, Sócrates in campo era lento e piuttosto che far correre le gambe preferiva far viaggiare la testa e il pallone. E per raccontare l’uomo serviva lo stesso stile, lo stesso approccio alle cose. Le parole vanno pesate, bilanciate. E devono andare oltre al muro del “già detto” e del “si sa già”. In Un giorno triste così felice tutto questo accade e non è esagerato definire il libro una delle migliori biografie scritte negli ultimi anni. Non di calcio eh, in generale.

Iervolino non si limita ai fatti: divaga, inventa, esplora.

Per raccontare Sócrates decide di andare oltre ai documenti, alle testimonianze; decide di mixare il reale al probabile. Raccontare un uomo (non un calciatore e basta), del resto, significa andare oltre l’immagine che di lui hanno gli altri. Bisogna scavare nella sua storia e osare. Perché raccontare quell’affascinante esperimento di libertà che fu la Democrazia Corinthiana è semplice, ben più difficile è invece comprenderne l’ideologia di fondo, quella da cui è nata. Quella che portò un calciatore simbolo di un Paese che ama il calcio ad abbandonare il suo popolo, la sua gente, per una battaglia politica; quella che ha portato un campione a rimettersi costantemente in gioco in un gioco, perché per lui il calcio è sempre stato solo e soltanto questo. La vita vera è ben altro rispetto a un pallone che rotola in rete. E Sócrates lo ha sempre saputo. Iervolino riesce a ricordarcelo.

Perché leggere Un giorno triste così felice di Lorenzo Iervolino:

perché è un libro che dribbla il romanticismo e spiega, attraverso una vita unica, come il calcio possa essere una metafora di tutte le cose importanti della vita.


Titolo: Un giorno triste così felice
Autore: Lorenzo Iervolino
Editore: 66th and 2nd
Anno: 2014
Pagine: 343

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