Ritratto intimo di Zizou

La data chiave nell’esistenza di Zinedine Zidane è il 12 luglio 1998. Quel giorno Yazid, come è chiamato da famigliari e amici intimi, segna una doppietta al Brasile nella finale di Coppa del mondo e regala il titolo mondiale alla Francia. Il primo della storia dei Bleus, nel torneo casalingo per di più. È il trionfo del “black blanc beur”, termine che stava ad indicare il miscuglio di razze che componevano la nazionale francese, con Zidane, uomo simbolo di una generazione, eletto a idolo di un intero popolo. Il ragazzo cresciuto a Marsiglia da quel giorno non è più Yazid, è un’icona del paese. È una star. È un Cavaliere dell’Ordine della Legion d’Onore. È un dio del calcio. E come tutti gli dei, è adorato dai tifosi, ma difficilmente conosciuto. Anzi, se c’è una caratteristica costante nella carriera di Zidane, è il suo essere indecifrabile. Come uomo ancora prima che come calciatore.

Zidane misterioso.

Zizou è stato un artista del pallone, su questo non ci piove. Calcisticamente imprevedibile, come tutti i fuoriclasse. È invece un attributo prettamente suo quello di essere misterioso e impenetrabile come uomo. Lo spettatore sul divano, che un giorno lo vedeva segnare uno dei gol più belli della storia in una finale di Champions, e un altro giorno lo vedeva abbandonare la finale dei Mondiali dopo aver rifilato una testata a un avversario, si trovava sorpreso a chiedersi chi fosse veramente quell’uomo. Cosa si porta dentro? Cosa lo rende capace di gesti tecnici straordinari e al contempo di reazioni scomposte che gli sono costate ben 14 espulsioni in carriera? Zidane, libro del giornalista francese Frédéric Hermel (Solferino, 272 pp.) prova a rispondere a queste domande. Corrispondente a Madrid per L’équipe e France Football dal 2001, l’autore racconta infatti un Zidane intimo, come mai era stato raccontato prima.

Francoforte, 1 luglio 2006: Brasile-Francia 0-1.

«La partita che Zizou sceglie per offrire la miglior prestazione della sua vita». (p.164)

Zidane intimo.

Hermel scrive da una posizione privilegiata, quella di chi in quasi vent’anni ha costruito un rapporto di fiducia reciproca, persino di amicizia, con Zidane, cosa tutt’altro che scontata tra un giornalista e un giocatore/allenatore. Attraverso uno stile di scrittura delicato, il lettore viene portato nel mondo di Zizou, tra i suoi famigliari, le sue amicizie e i suoi valori. Si viaggia alle origini della persona Zidane, se ne conoscono le solitudini e le difficoltà, si impara a capire come ragiona e come si muove di fronte alle sfide sportive e a quelle della vita. È difficile trovare difetti a un libro che, per motivi legati al periodo di frequentazione tra autore e protagonista, parla soprattutto dello Zizou dal 2001 in avanti. Anche alcuni aspetti tecnici, seppure secondari nella narrazione, sono trattati, e contribuiscono in particolare a fornire un’immagine di che tipo di allenatore sia – o voglia essere – il francese. E a proposito di francesi: il fatto che a scrivere sia un connazionale di Zidane, permette da una parte di rendersi conto dell’importanza che la figura di ZZ ha per i transalpini, e dall’altra di farsi un’idea di come un francese possa guardare alla famosa testata a Materazzi. Non sveliamo nulla, certamente ai tifosi italiani le teorie di Hermel parranno un po’ bislacche, ma d’altra parte Zizou di quella testata non ha più parlato neppure con i suoi amici, e dunque ogni teoria è valida. Non sono teoria, ma fatti, i numerosi aneddoti riportati nel libro, che rendono la lettura succosa. Il lettore scoprirà di quando Zidane voleva smettere prematuramente col calcio, e di quando era in procinto di diventare allenatore della Juventus. Ma quel che più conta è che il lettore scoprirà chi si cela dietro gli occhi di quell’uomo, la cui «paura di deludere il padre è al centro di tutto ciò che costruirà».

Perché leggere Zidane:

perché Zidane è un personaggio che va conosciuto.



Titolo:
Zidane
Autore: Frédéric Hermel
Editore: Solferino
Anno: 2020
Pagine: 272

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