Chiacchierata con l’autore di A ritmo di Polska

Alberto Bertolotto, classe 1984, pordenonese, giornalista e scrittore sportivo, collabora con il Messaggero Veneto, La Gazzetta dello Sport e Udinews Tv. Si occupa di atletica leggera, motori e calcio, sport quest’ultimo oggetto dei suoi quattro libri pubblicati. Due di loro parlano della nazionale polacca terza ai mondiali del 1974 (A ritmo di Polska) e del 1982 (Il Mundial di Karol). Prova un grande affetto e un altrettanto grande interesse nei confronti della Polonia, tanto da decidere recentemente di iniziare a studiare il polacco.

Da dove nasce il libro sulla Polonia del 1974? Perché questo amore per il calcio polacco?
«Frequento la Polonia dal 2012: al tempo avevo la ragazza di Łódź. A ogni modo interessarsi relativamente all’Est Europa per me, che vivo a un’ora dalla Slovenia, era ed è naturale e un viaggio a Varsavia sarebbe stato messo in programma da lì a breve. Passo dopo passo ho capito che un libro sulla nazionale del 1974, leggendaria, nel cuore di ogni polacco, avrebbe avuto senso se non altro per colmare un vuoto editoriale. Ogni giornalista e scrittore deve essere animato da quest’ultimo aspetto. Così è partito il tutto, aiutato soprattutto da Gabriela Latocha e Alessandro Soso per le traduzioni dei testi in lingua».

Come si spiega l’esplosione calcistica del calcio polacco a partire dal 1972?
«Lo sport, per il regime comunista, era uno splendido biglietto da visita oltre che un mezzo per controllare e distrarre il popolo. L’attività fisica era presente in maniera importante nelle vite dei polacchi, in particolare nei più giovani, a scuola. Di questo circolo virtuoso ne hanno beneficiato tante discipline – pallavolo, atletica, boxe – e in particolare il calcio, che nel decennio ’70-’80 ha vissuto i suoi anni migliori. Grande merito hanno avuto i formatori, di altissimo livello, che hanno saputo sgrezzare e lucidare i diamanti a loro disposizione: da qui la nascita dei vari Tomaszewski, Szymanowski, Gorgoń, Żmuda, Deyna, Lato, Szarmach, Gadocha. Particolare non da poco, infine, tutti giocavano nel campionato polacco, diventato col passare delle stagioni molto competitivo: prima del compimento dei 30 anni nessuno poteva lasciare il regime».

A quale personaggio della spedizione mondiale del 1974 sei più affezionato e perché?
«Difficile scegliere, in quanto durante la fase di scrittura li ho tutti visti come degli “amici virtuali”. Devo ammettere che mi ha sempre affascinato Szarmach per la sua essenzialità e capacità negli ultimi 16 metri e Szymanowski, che intrepretava il ruolo di terzino esattamente come Facchetti, suo alter ego italiano».

C’è qualcosa che accomuna l’attuale nazionale polacca con quella del 1974?
«Il talento in alcuni giocatori. Per il resto poco: è cambiato il contesto, basti pensare che sono pochissimi e con ruoli del tutto marginali gli uomini a disposizione di Brzęczek che militano nel campionato polacco».

Che ruolo ha a tuo modo di vedere la letteratura sportiva nel 2019? 
«Quello di approfondire: il calcio è un prodotto che nella sua offerta mediatica quotidiana è destinato a tifosi – la netta maggioranza -, non ad appassionati, vale a dire la nette minoranza. I libri devono andare a soddisfare questa nicchia, sempre presente e dal palato fino e per cui vale la pena impegnarsi per portare a termine un prodotto solo ed esclusivamente di alta qualità. I “mappazzoni”, per usare un termine in voga adesso, i lavori raffazonati, vengono subito bocciati dall’utenza».


Per leggere la recensione  di A ritmo di Polska, clicca qui.


Titolo: A ritmo di Polska. La storia della nazionale terza ai mondiali di calcio del 1974
Autore: Alberto Bertolotto
Editore: Alba Edizioni
Anno: 2017
Pagine: 160

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